FOGGIA: ENZO DE MICHELE E IL TEMPO RITROVATO PER LA CITTÀ


Rispondo volentieri alle sollecitazioni e alle suggestioni di Pippo Cavaliere di non perdere ulteriore tempo per far uscire la città di Foggia dal degrado sociale-economico, ma anche morale e soprattutto politico in cui è caduta, per esprimere il mio totale dissenso alla lettura della realtà foggiana espressa dall’ing. Cavaliere su YouFoggia.com
A me sembra, invece, che proprio quelle Istituzioni con cui l’amico Pippo dialoga per avere un riscontro alla sua visione pessimistica siano le vere responsabili di questo degrado e l’ottimo Sindaco Antonio De Caro, anche lui ingegnere, non ha molto titolo per esprimere giudizi sulla incapacità di Foggia di riprendersi, visto che la città da lui splendidamente amministrata, Bari, è in gran parte responsabile sul piano politico-amministrativo delle condizioni in cui versa la mia città.
Sono passati oltre dieci anni dal subentro dell’Amiu nella gestione dei rifiuti di Foggia e fui l’unico, all’epoca, a ribellarmi all’operazione voluta da Vendola, Emiliano e Mongelli e mi chiedo: come mai la commissaria Magno ha rinnovato la concessione del servizio per nove anni all’Amiu senza gara, privando ancora l’amministrazione comunale del controllo diretto sulla gestione del servizio, attraverso una partecipata pubblica, come era la Amica, fallita perché i finanziamenti dedicati al servizio rifiuti attraverso la tassazione specifica comunale furono dirottati verso altri percorsi?
Mi chiedo e chiedo: se Landella e l’amministrazione uscente erano collusi con la mafia, insieme ai dirigenti comunali, perché molti dirigenti sono rimasti e quelli andati via per pensione o passati ad altro ente non sono stati attinti da procedimenti penali, almeno noti?
E perché, una volta sciolto il consiglio comunale per le dimissioni, Foggia è stata commissariata e non si è andato a nuove elezioni, come era nella logica delle cose e nel diritto dei cittadini?
E, a proposito, perché il Governo politico guidato da Conte si è rifiutato di commissariare il Comune di Foggia, mentre il Governo tecnico di unità coatta nazionale a guida del pessimo Draghi lo ha fatto?
E perché sono stati commissariati i comuni di Manfredonia e Cerignola?
Perche questa cultura del sospetto colpisce soltanto Foggia e la provincia di Foggia, anche con provvedimenti interdittivi abnormi, mentre altrove, per la stessa situazione e nella stessa situazione le aziende possono lavorare serenamente, perché hanno sede legale a Bari e non sono sotto la lente di ingrandimento del Prefetto di Foggia? Un’azienda foggiana è stata sottoposta a interdittiva prefettizia perché tutti i lavoratori impiegati in quell’appalto comunale erano sospettati di avere rapporti con la malavita organizzata. Cessato l’appalto e trasferiti gli stessi lavoratori all’azienda aggiudicataria barese, problemi per la nuova società non ce ne sono stati, perché la subentrante barese nell’appalto non ha licenziato i lavoratori in odore di mafia o di malavita e il Prefetto di Bari non ha disposto alcun nuovo provvedimento interdittivo.
E vogliamo parlare della sistematica violazione delle nuove regole che governano il processo penale, in cui si è affermato il principio europeo della presunzione di innocenza con l’entrata in vigore del d.lgs. 188/2021? Solo a Foggia le ordinanze cautelari del GIP vengono pubblicate e strillate come grida manzoniane, per colpire situazioni lavorative pubbliche o private di persone soltanto indagate.
Ricordo a me stesso che la riforma Cartabia ha modificato l’art.445 comma 1-bis c.p.p., introducendo la c.d. norma Palamara che ha disposto che la sentenza di patteggiamento con pena non superiore a due anni di reclusione non costituisce a nessun titolo riconoscimento di colpevolezza e che i fatti riportati nella sentenza con applicazione concordata della pena sospesa fino a due anni non hanno nessun rilievo ne’ disciplinare, ne’ civile, ne’ amministrativo ne’ tributario, anche sotto il profilo contabile. Palamara ha concordato l’applicazione della pena di reclusione di un anno (sospesa) e potrà riprendere così le funzioni di magistrato, essendo venuti meno i fatti disciplinari che emergevano dal processo penale. Gli stessi effetti si devono avere sul piano lavorativo anche per i comuni cittadini foggiani (provincia compresa), quando i presunti fatti illeciti sono ancora nella fase delle indagini preliminari e addirittura anche quando vi sia stata sentenza di condanna non irrevocabile, in virtù della presunzione di innocenza.
Ci sono quindi le leggi per rendere inoffensiva la cultura del sospetto che ha mosso l’Istituzione prefettizia locale contro l’amministrazione comunale e diverse imprese foggiane. Basta applicarle, eliminando il sospetto che le leggi siano ignorate e violate da donne e uomini dello Stato.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: