La Giustizia nell’Omicidio Stradale: Bilanciando Responsabilità e Giustizia

L’omicidio stradale è una dolorosa realtà che, oltre a causare perdite irreparabili, solleva questioni complesse legate al sistema giudiziario e alla ricerca di giustizia. Questo fenomeno pone sfide uniche, richiedendo una valutazione attenta delle responsabilità e delle conseguenze legali. L’art 589 bis c.p., inserito solo nel 2016 dopo gravi episodi accaduti. Questo articolo a grande richiesta è stato inserito nel codice penale italiano di punire in modo più severo tutti coloro che causano sinistri stradali con conseguente morte degli altri utenti della strada per non aver rispettato le norme sulla circolazione stradale.

La Complessità delle Inchieste:

Le indagini sull’omicidio stradale coinvolgono spesso elementi tecnici, come perizie accidentologiche e analisi forensi. Determinare con precisione la dinamica dell’incidente e l’attribuzione delle responsabilità può essere un processo intricato, richiedendo competenze specialistiche e una profonda comprensione delle leggi sulla circolazione stradale.

Sfide nella Determinazione delle Responsabilità:

La natura dinamica del traffico stradale introduce variabili che possono complicare la definizione delle responsabilità. Fattori come velocità, stato delle strade e comportamenti degli automobilisti contribuiscono alla complessità delle indagini. Le decisioni giudiziarie devono navigare tra la protezione della società, la responsabilità individuale e il rispetto per il lutto delle famiglie coinvolte.

Sanzioni e Punizioni:

Una volta stabilite le responsabilità, il sistema giudiziario deve decidere sulle sanzioni adeguate. Le pene per l’omicidio stradale possono variare significativamente, spaziando da sanzioni amministrative a pene detentive, a seconda della gravità dell’infrazione e di altri fattori attenuanti o aggravanti. L’articolo del 2016 prevede come pena oltre la pecuniaria dai 2 ai 7 anni di reclusione. Anni che possono essere aumentati ove ci siano delle aggravanti, quali la condotta di guida – che ha causato l’altrui morte – è stata posta in essere sotto l’effetto di droghe, in stato di ebbrezza o attraverso una guida pericolosa.

Il Ruolo della Prevenzione:

Oltre alla punizione, la giustizia nell’omicidio stradale dovrebbe anche concentrarsi sulla prevenzione. Educazione stradale, implementazione di infrastrutture sicure e regolamentazioni efficaci contribuiscono a mitigare i rischi e a proteggere la vita umana.

Il Lato Umano:

Oltre agli aspetti legali, è fondamentale considerare il lato umano dell’omicidio stradale. Le famiglie delle vittime affrontano dolori indicibili, e la giustizia dovrebbe cercare di trovare un equilibrio tra l’applicazione delle leggi e il riconoscimento delle sofferenze umane. Considerando la grande sofferenza che la famiglia Di Pumpo sta ormai da due anni affrontando, in tanti si stanno chiedendo il perché di una condanna così esigua. Le motivazioni della sentenza solo tra alcuni giorni le si conosceranno. Si è considerato un concorso di colpa?? Strano da credere, il Cannone andava a 90 km h, la giovanissima Camilla, era quasi ferma ad un incrocio con poca visibilità, essendoci auto regolarmente parcheggiate, dove il regolamento stradale mai avrebbe potuto far essere lì delle strisce blu. Di certo no può esserci la gravante che il conducente dell’auto fosse sotto effetto di droghe o in stato di ebbrezza. Questo perché il padre dell stesso al momento del sinistro, dopo esser stato chiamato dal figlio ha dichiarato di essere alla guida. Solo la mattina dopo, ormai tardi per essere sottoposto ai vari test è venuta alla luce la verità. Inoltre chi ha emesso condanna ha dimenticato che sono arrivati alcuni amici del conducenti, con motorini a portare via dei borsoni, che chissà cosa contenessero che erano all’interno della macchina. Per quanto dichiarato, pur di di non esser sottoposto a test, ha avuto due anni e pochi mesi. Semmai fosse risultato positivo, la pena poteva raggiungere i 10 anni, di certo una giustizia un po’ più lieve per chi da due anni non dorme più, l’unico pensiero è per l’angelo della propria figlia, che per colpa di chi, non si presenta neanche in aula per chiedere scusa, oggi non può più vivere e riempire di gioia con il proprio sorriso la città intera.

In conclusione, la giustizia nell’omicidio stradale deve navigare attraverso un intricato labirinto di leggi, perizie e questioni emotive. Un approccio equilibrato che tenga conto delle responsabilità individuali, promuova la prevenzione e riconosca il lato umano di queste tragedie è essenziale per garantire un sistema giudiziario che sia equo, efficace e in grado di rispondere alle sfide uniche poste dall’omicidio stradale

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