Quando sferzo’ i partiti

Napolitano: perché ho applaudito mentre mi prendeva a schiaffoni.

La rielezione di Giorgio Napolitano deve essere ripensata, rielaborata, raccontata di nuovo e meglio.
La stampa mette l’accento su Napolitano che prende a schiaffoni i partiti, che applaudono.
È il solito gioco irresponsabile di certa stampa, che mettere in ridicolo, screditare, partiti, politici, Parlamento.
Cosa rimane, cosa è rimasto, dopo i partiti, dopo i politici, dopo il Parlamento?
Una stampa ridicola.
Ma questo è un altro discorso.
Voglio dire di quel giorno. Io c’ero.
Quel giorno in cui Napolitano mi ha preso a schiaffoni ed io ho applaudito!

L’Aula era stracolma. Deputati, Senatori, rappresentanti delle Regioni, giornalisti e ospiti sugli spalti. Fortissima tensione.
Avevamo sfiorato l’abisso.
2011, spread alle stelle, crisi Governo Berlusconi, profonda crisi economica, Governo tecnico, Monti, il peggiore della storia, 2013 rielezione del Presidente della Repubblica, nessuna possibilità di accordo fra i partiti. Abisso.
Napolitano, sinceramente, lo so, non aveva alcuna intenzione di essere rieletto, non sentiva più le forze, non accettava che la sua rielezione fosse il risultato di un fallimento, quello della politica incapace di fare uno scatto dentro la crisi.
Non voleva essere la toppa di un buco.
Credo che avesse la preoccupazione che i partiti per non scegliere, per non assumersi responsabilità, ricorressero alla strada più semplice, rieleggere Napolitano, mantenere le cose così come stavano, male. Stavano male, molto male.

Accetta. Pone una condizione. Che tutti i leader andassero a chiederglielo impegnandosi però per un Governo di intese larghe e convinte per salvare il Paese. Un impegno solenne.
Berlusconi accetto’, così come Bersani e altri.

Quindi viene in Parlamento e pronuncia un discorso durissimo e bellissimo.
Con un piglio, una postura anche fisica mai vista prima in Napolitano.
In quel momento penso che se avesse avuto la stessa determinazione in altri momenti storici, nel suo dissenso con Berlinguer, per il rapporto con i socialisti e poi durante Tangentopoli, la storia d’Italia forse sarebbe stata diversa. Forse.

Ma non importava adesso, mi dissi. Non adesso.

Adesso ha ragione. Adesso è quello che bisogna fare, adesso è l’uomo giusto al momento giusto.

Nessuno ci crede, fuori dal “Palazzo”, lo so, nessuno ci crede, ma ci sono momenti, la dentro, in cui senti fortissimamente il peso del momento, della responsabilità che hai.
È una emozione che ti prende. Ti cambia.

Napolitano fece un’altra cosa. Che nessuno racconta, che pochissimi sanno, per evitare la rottura del Patto che lo aveva portato alla rielezione.
Per evitare il disimpegno di Berlusconi, dovuto, anche, all’ottusità, alla irresponsabilità, del Pd che vota per cacciare Berlusconi dal Senato, mentre il Cavaliere regge il Governo con il Pd.

Fa una cosa enorme. Tratta con degli emissari di Berlusconi la Grazia a Berlusconi.

Capite? Capite cosa voleva dire? Cosa vuol dire?
La Grazia a Berlusconi mentre i giudici lo condannavano e il suo partito lo cacciava dal
Senato!

Non succede. Per colpa, va detto, di alcuni cattivi consiglieri di Berlusconi…uno è morto e non voglio dire di più. Non qui.

Comunque, lo dico a me stesso e a chi si è chiesto il perché di alcune mie scelte.
Io sono rimasto fedele poi per sempre, sino ad oggi, a quell’applauso a Napolitano mentre mi prendeva a schiaffoni.
Lo racconterò meglio da qualche altra parte.

Sergio Pizzolante

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