In un contesto di smarrimento e bancarotta morale, i cittadini hanno bisogno di verità.

Perche ha voluto effettuare una lettera aperta ?

Quando si riveste un ruolo pubblico, si ha il dovere morale di spiegare le proprie ragioni e rendere conto di ciò che si è fatto ed anche di ciò che non si è fatto.Come uomo, avrei preferito evitare di rispondere ai recenti attacchi – francamente privi di consistenza – rivolti alla mia persona. Ma come politico, non posso sottrarmi. Come ormai noto, l’ex presidente del consiglio comunale mi parlò apertamente di una tangente   da   lui   percepita   e   della   quale   avrebbero   beneficiato   non   meglio   precisati consiglieri comunali. La “confidenza”, pur nella sua genericità, mi lasciò sbigottito per l’impudenza, non per un modus operandi che sospettavo. Pensai subito di denunciare, naturalmente nelle sedi competenti, quanto appreso quel giorno, ma fui dissuaso da esperti legali in quanto, anche a voler dare per scontata la veridicità dei fatti, difficilmente lo Iaccarino avrebbe confermato dinanzi a terzi ciò che ebbe a raccontarmi, non fosse altro che perché si trattava di ammettere di aver commesso gravi reati.Ciò avrebbe potuto espormi, nella migliore delle ipotesi, ad una denuncia per calunnia,reato che prevede pene pesantissime.Ascoltato recentemente nelle sedi competenti, non ho avuto alcuna remora a raccontare quanto ebbi ad apprendere.Dopo quella “confidenza” compresi, però, che la situazione era giunta al punto di non ritorno,  e   che  si   dovevano   moltiplicare   gli   sforzi   per pervenire   allo   scioglimento   del consiglio comunale. Esito che si poteva ottenere solo convincendo alcuni consiglieri di maggioranza a unirsi alle dimissioni. E non è stato certo un caso che le dimissioni del sindaco siano pervenute poche ore prima del  terzo  tentativo  di recarsi  dal  notaio  per  la  raccolta  delle  firme,  a dimostrazione dell’efficacia dell’azione portata avanti dall’intera opposizione.Non avrei avuto alcuna ragione né remora a denunciare un reato. D’altronde, la mia storia di impegno per la collettività e di denunce del malaffare, di ogni genere e sorta, non nasce oggi ma viene da lontano, dentro e fuori il consiglio comunale.Come nel giugno del 2019, nella lettera aperta ai cittadini di commento alle elezioni, quando   denunciai   la   compravendita   dei   voti   e   soprattutto   la   presenza   di   “presìdi” organizzati da oltrepassare per raggiungere alcuni seggi elettorali, presìdianimati da personaggi ambigui ed inquietanti. Di quelle circostanze in tanti ne erano e ne sono a conoscenza, ma nessuno, ivi compresi i “poveri untorelli”  di oggi, ha ritenuto di farne parola. Io l’ho detto e l’ho scritto. Non   mi   sono   mai   tirato   indietro,   neanche   quando   subii   una   violenta   quanto   vile aggressione, per una denuncia di usura, che mi costrinse lunghi giorni in ospedale. E nemmeno quando mi venivano recapitate minacce di morte sull’uscio di casa. Chi oggi inquina i pozzi, deformando i fatti e piegandoli a logiche personali, non fa bene alla comunità in un momento così delicato! E dov’era  quando, da consigliere  comunale  ho  denunciato  la  presenza  dei più  noti esponenti della criminalità negli alloggi popolari, presenza confermata nell’operazione giudiziaria “decima azione bis”? O quando chiesi pubblicamente come si può combattere la quarta mafia se poi i criminali li ospitiamo a casa nostra?Mi chiedo ancora dov’era quando scrivevo degli intrecci perversi ed inquietanti tra alcuni consiglieri comunali ed esponenti della criminalità, avvenuti all’ombra della meritoria e lodevole azione portata avanti dalla “squadra stato”?Chi avvelena oggi i pozzi sa (o dovrebbe sapere) che, a conclusione di queste gravi denunce   sono   stato   convocato   persino   dalla   Commissione   Nazionale   Antimafia   per un’audizione, secretata, che si è tenuta il giorno 10 marzo 2021. E sa (o dovrebbe sapere) che, per ben ventidue volte mi sono costituito parte civile nei processi per usura, personalmente presenziando nelle aule di giustizia, incurante degli sguardi torvi e minacciosi degli imputati, per testimoniare la vicinanza della Città a chi era stato vittima di soprusi ed ingiustizie. Nell’ultima occasione abbiamo rincorso gli usurai fino in Cassazione, spuntandola anche lì.Viene da chiedersi piuttosto quale sia la finalità degli attacchi rivolti alla mia persona e da dove provengano. Infangare altri, accreditare l’idea – contraria ai fatti, all’evidenza e alla logica – che siano “tutti uguali” è il modo per attenuare le gravissime responsabilità di chi ha ridotto l’assise comunale ad un “mercato”. È bene che costoro sappiano che non funzionerà. Atti, condotte, ruoli e distinzioni sono chiarissimi: non erano, non eravamo, non siamo affatto “tutti uguali”.Questa, nella sua banale semplicità, è la verità dei fatti, con la quale ogni giudizio retrospettivo è destinato a confrontarsi. Ma non posso accettare, come politico e come uomo, la deformante operazione di equiparazione di fatti e persone la cui storia è stata ben diversa.Non accetto che oggi si faccia passare, recitato come un mantra, l’idea del “​così fan tutti​”,perché sostenere questo significa offendere l’intelligenza e la logica minimale.Ed i cittadini, in questo momento di smarrimento e di bancarotta morale, hanno bisogno di verità.Questo vale non solo per chi ritiene di trovare attenuanti nella logica del “tutti uguali”, maanche per chi pensa di poter lucrare posizioni e vantaggi da questa drammatica vicenda. Ilserpente cambia pelle, ma resta sempre serpente.

Pippo Cavaliere

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