Pandemia, crisi economica e divari tra Nord e Sud Europa

Sono tante le questioni scottanti sui tavoli europei in discussione in questi mesi. Le più importanti sono la revisione del Patto di Stabilità e Crescita e l’approvazione definitiva del Recovery Fund. L’interrogativo che campeggia oggi sui tavoli del “Salva Europa” è: il Patto di Stabilità tornerà in vigore o no? Tra le prime misure varate dall’Unione Europea all’alba della diffusione della pandemia, lo scorso marzo, c’è stata l’immediata sospensione delle regole del Patto di Stabilità e Crescita. Tale Patto ha lo scopo di far proseguire la disciplina di bilancio nei singoli Paesi dell’Unione Europea anche dopo l’introduzione della moneta unica. Venne adottato nel 1997 e revisionato nel 2005. Dal momento della sua applicazione si sono verificati squilibri di bilancio in alcuni Paesi dell’Unione, che si sono acuiti soprattutto durante la crisi economica e finanziaria che ha colpito il Vecchio Continente nel 2008. La seconda ondata del coronavirus ha interrotto la prospettiva di una ripresa economica, ma la necessità di un sostegno europeo alla crescita allontana lo spauracchio di una doppia recessione ancora più profonda. La paura è quella di ripetere gli errori di dieci anni fa, quando la crisi dei debiti sovrani aveva sviluppato un fisiologico irrigidimento dei vincoli europei, il quale però creò il terreno fertile per lo sviluppo di una doppia recessione, “double-dip”, in tutta l’Eurozona. Non c’è bisogno di tecnici specializzati per capire che la naturale conseguenza sia stato l’aumento del divario tra il nord e il sud dell’Europa. Le parole del commissario all’economia Paolo Gentiloni sono confortanti: confermano, infatti, la sospensione del Patto di Stabilità e crescita (PSC) per tutto il 2021, con lo slittamento alla prossima primavera delle valutazioni sul futuro di questo strumento. La Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha lanciato un segnale forte e chiaro: occorre dare sostegno alle economie europee per tutto il tempo necessario, senza vincoli e condizioni. Ma, nelle stanze del potere europeo si cammina in punta di piedi per non insprire la battaglia che si è aperta sull’approvazione del “Recovery Fund”. Sono anni, ormai, che assistiamo alla diffidenza dei Governi del Nord verso quelli del Sud. Ed ogni occasione lascia emergere la perplessità dei “falchi” nordici che, ad ogni confronto-scontro, chiedono sempre più disciplina di bilancio agli “agnelli” meridionali che ritengono, invece, le regole sempre troppo rigide e ingiuste. É evidente che, nonostante la solidarietà tra Paesi che si manifesta nelle situazioni di emergenza, rimangono un’antica diffidenza e pregiudizi di fondo che neanche la pandemia è riuscita a scalfire. All’orizzonte ci sono le prossime elezioni politiche di Germania e Paesi Bassi che non sembrano orientati a concedere ulteriore flessibilità di bilancio nei confronti degli stati dell’Europa meridionale. Una vicenda che dovrebbe far comprendere che si è sempre “a Sud di qualcuno” che tende a guardarci dall’alto. E questo vale anche per la nostra Penisola! Barbara Matera

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