Foggia, weekend blindato, ma solo a metà. L’ordinanza “zoppa” che non convince in molti

Ieri sera il sindaco Landella, in accordo con il questore, e dopo il vertice sulla sicurezza in Prefettura, ha emanato, in considerazione dell’aumento dei casi Covid19 a Foggia e in provincia, un’ordinanza che prevede delle particolari “zone rosse” per limitare la cosiddetta movida nei giorni del venerdi, sabato e domenica.
Si ritiene, in questa ordinanza, che ci siano delle aree del capoluogo dauno che, per elevata concentrazione di pubblici esercizi, possano favorire ed incentivare la presenza di un numero elevato di persone tali da rendere impossibile il rispetto del distanziamento sociale.
Le zone interessate dalla misure sindacale sono via Dante, largo degli Scopari, via Duomo, piazza del Lago, piazza Pericle Felici, piazza De Sanctis, piazza Mercato, piazza Martiri Triestini, piazza Cesare Battisti, via Oberdan, piazza Padre Pio, piazza De Gasperi, piazza Mercato, piazza Martiri Triestini, piazza Cesare Battisti, via Oberdan, piazza Padre Pio, piazza De Gasperi, corso Cairoli, piazza Marconi, corso Garibaldi (da via Duomo a corso Vittorio Emanuele II), via Lanza, piazza Giordano, corso Vittorio Emanuele II, piazza Federico II, via Arpi (tratto tra piazza Baldassarre e Museo Civico) e aree limitrofe, piazza Italia e piazza Goeppingen.
Queste secondo l’ordinanza le “zone rosse” del weekend.
Fermo restando la buona fede della misura sindacale e lo scaricabarile del Governo sulle istituzioni territoriali in materia di ulteriori misure di contenimento del contagio, ci si chiede innanzitutto perché nella prima versione dell’ordinanza non fosse stato contemplato il fulcro della movida foggiana, ovvero via Arpi (salvo poi correre ai ripari con un’integrazione postuma che tradisce in ogni caso una evidente approssimazione del provvedimento). E poi, perché nella pianificazione definitiva sia stato ritenuto di non far rientrare diverse altre altre zone, seppur relativamente periferiche, dove è noto si concentrino altri poli della movida foggiana: senza puntare il dito contro nessuno, perché, anzi, è auspicabile che gli esercenti lavorino, soprattutto in tempi come questi, ma soltanto a puro titolo esemplificativo, in via Giulio De Petra e in via Mandara, solo per dirne una, come pure in altre zone della città che non siano il centro, insistono una moltitudine di locali che non avendo alcuna limitazione verranno presumibilmente presi d’assalto più del solito.
E il parco di Pantanella? Dove tutte le sere molti ragazzi si riuniscono per fare i cosiddetti ‘’stappi’’?
Di più, chi conosce la movida foggiana del weekend sa bene che il fenomeno sussiste fino alle 4, se non le 5 del mattino: ebbene un’ordinanza che prevede “zone rosse” solo fino alle 2 di notte, appare, francamente, una soluzione più di facciata che altro. I giovani, dopo le 2, potrebbero liberamente riversarsi nelle zone “blindate”, aggregarsi e bere con bevande comprate prima della chiusura dei locali prevista per le ore 24.
Ci troviamo in uno stato di totale emergenza, in cui, solo nella giornata di oggi, a Foggia si sono visti 175 casi positivi al Covid. Numeri che, anche nel periodo più triste di questa pandemia, il capoluogo dauno non aveva mai registrato, laddove, di più, il Policlinico Riuniti è quasi al collasso, le terapie intensive sono piene e si stanno richiedendo con urgenza infermieri.
E’ giusto dare peso alla paura dei cittadini e perseguire una maggiore tutela della comunità. Ma di certo questi obiettivi non potranno arrivare da ordinanze quale quella da poche ore firmata dal sindaco. Ci si domanda, a questo punto, perché non lasciare in vigore le precedenti misure governative, con la chiusura anticipata dei locali notturni e controlli anti-assembramento magari un po’ più puntuali, senza la necessità di quest’ulteriore nuova ordinanza, che, obiettivamente un po’ ambigua e contraddittoria, pare non convincere né accontentare nessuno.
Non si tratta del parere di questa testata, il cui intento è solo quello di dar seguito alle osservazioni di molti lettori: il punto è che questi stessi lettori e altrettanti cittadini non vedono in questa ordinanza uno strumento idoneo a tutelare la salute e la sicurezza della collettività.

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