Lecce-Puglia sotto inchiesta: ore di interrogatorio per Maurizio Laforgia. Al centro i reati ex art. 319 e 346-bis c.p.
Bari – Una lunga giornata di domande e risposte, durata fino a sera, ha visto protagonista Maurizio Laforgia, ingegnere barese finito ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta che sta travolgendo pezzi della pubblica amministrazione pugliese e ambienti politici collegati alla Regione. Molto attivo negli affari , secondo la ricostruzione degli inquirenti, Laforgia avrebbe agito da mediatore occulto tra imprenditori, funzionari e politici. Ma davanti al GIP, ha parlato a lungo, respingendo ogni accusa.
Assistito dall’avvocato Michele Laforgia, noto penalista del foro barese, l’indagato ha risposto con fermezza alle domande, fornendo quella che definisce una ricostruzione “puntuale e coerente”. Nessun atteggiamento reticente, nessuna paura. Solo la convinzione – espressa chiaramente – di essere estraneo ai fatti contestati.
Secondo quanto emerso, il quadro accusatorio ipotizza reati gravi:
corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio (art. 319 c.p.),
indebita induzione a dare o promettere utilità (art. 319-quater c.p.),
e traffico di influenze illecite (art. 346-bis c.p.).
I reati contestati, se accertati, disegnerebbero un sistema strutturato in cui la funzione pubblica sarebbe stata piegata a interessi privati, in cambio di favori, appoggi o piccoli regali.
Vini francesi e “limiti della legalità”
Una delle figure chiave, il funzionario comunale Angelo Mazzotta, ha ammesso in sede di interrogatorio di aver ricevuto una cassa di vini francesi da parte di un imprenditore. Ha precisato che il valore del dono sarebbe stato inferiore ai 150 euro, soglia sotto la quale si resta nel campo dell’omaggio lecito, almeno formalmente. Ha inoltre confermato di aver agevolato alcune pratiche edilizie, ma – ha tenuto a sottolineare – senza mai oltrepassare i limiti della legalità.
Una linea difensiva comune tra gli indagati, tutti pronti a fornire giustificazioni tecniche e procedurali per ogni atto amministrativo oggi finito sotto la lente della magistratura.
Giustizia e politica: binari che rischiano di incrociarsi
Il punto, tuttavia, non è soltanto giuridico.
È politico.
A pochi mesi dalle elezioni regionali, l’inchiesta rischia di avere effetti dirompenti sugli equilibri e sulla tenuta di alcune coalizioni. Il gruppo politico che ha governato la Puglia negli ultimi anni, forte di un consenso territoriale radicato, si trova ora a fare i conti con l’ombra di un sistema clientelare che, se confermato, ne minerebbe la credibilità.
La domanda è: si farà in tempo a chiudere le indagini prima delle elezioni?
In teoria, sì. Ma nella pratica, le tempistiche della giustizia penale raramente si piegano a quelle della politica. Resta l’impressione che questa vicenda possa condizionare pesantemente il dibattito elettorale, a prescindere dall’esito processuale.
Nel frattempo, si attende l’esito degli interrogatori degli altri indagati e le eventuali nuove iscrizioni nel registro, che potrebbero ulteriormente allargare il perimetro del caso.
In un contesto sempre più incerto, la posta in gioco non è solo giudiziaria, ma anche – e forse soprattutto – etica e istituzionale.