LA GIUSTIZIA DEL DOMANI ALL’EPOCA DEI REFERENDUM E DEGLI AVVOCATI SPECIALISTI

Youfoggia.com ha intervista l’avv.De Michele Vincenzo specialista in diritto del Lavoro e profondo conoscitore della legislatura nazionale,Europea,Internazionale.

Avvocato cosa ne pensa degli attuali referendum?

I cittadini, come è accaduto in questa legislatura con i governi Conte I e II e con Draghi I e basta.

I referendum sulla giustizia sono i più delicati perché molto tecnici su materia che molti non riescono a comprendere, e che anche i giuristi più competenti spesso non riescono a padroneggiare, e che normalmente dovrebbe essere riservata alle Camere.
In caso di vittoria dei ‘si’ cambierà qualcosa nella giustizia italiana?
Pochissimo o niente. Anche la separazione delle carriere tra inquirenti e giudicanti è già affrontata nella riforma della giustizia della Cartabia, in discussione in Parlamento.
E allora che senso hanno questi referendum?
Un brutto segnale di una parte della politica, direi della totalità della politica, alla giurisdizione, per ridimensionarne le capacità di tutelare i diritti assoggettandola a sistemi verticistici di controllo delle decisioni attraverso il Ministero della giustizia e una Cassazione sempre più erariale, approfittando dello scandalo Palamara e del discredito oggettivo dei cittadini verso l’operato della magistratura e dell’avvocatura non specializzata.
Come se ne esce? Lei che fa parte dell’avvocatura specializzata che cosa propone?
Innanzitutto, chiariamo che io per legge non sono avvocato specialista. Sono avvocato comune. Forse lei si riferisce alla riforma della professione forense, che prevede la specializzazione degli avvocati. Ma tale specializzazione, prevista da un decreto ministeriale del 2015, modificato nel 2020, non si è ancora avviata.
Ma lei non è stato nominato dal Consiglio nazionale forense nella commissione di diritto del lavoro per gli esami agli avvocati specializzandi in questo settore?
Certo, ma non sono ancora avvocato specialista, pur essendomi specializzato in diritto del lavoro nell’aprile 1995 all’Universita’ di Bari, con formazione biennale obbligatoria come frequenza e con esami finali per ogni materia. Era la vecchia prestigiosa scuola di perfezionamento di Gino Giugni, trasformata in scuola di
Specializzazione. Ma quel titolo non serve per il Ministero della giustizia. Ne’ servono i 27 anni successivi di competenza ed esperienza nella materia come avvocato. Serve un nuovo iter biennale specifico oppure bisogna fare la domanda al proprio consiglio dell’ordine allegando la propria comprovata esperienza nel settore. Poi bisogna essere chiamati ad un colloquio davanti al Consiglio nazionale forense.
Cioè lei dovrebbe fare un colloquio davanti agli altri componenti della sua commissione per poter spendere il titolo di avvocato specialista?
Già, ma anche i miei colleghi commissari dovrebbero fare la stessa cosa. Siamo due avvocati e cinque ordinari di diritto del lavoro, che sono anche avvocati. Il Dm del 2015 prevede che solo chi è dottore di ricerca è automaticamente avvocato specialista, non il professore universitario ordinario o associato. Per cui anche i miei colleghi dovranno sottoporsi allo stesso iter per diventare specialisti, perché non mi pare che il percorso universitario che li ha portati a diventare professori ordinari prevedesse, all’epoca, il dottorato di ricerca. In ogni caso potremmo interrogarci da soli, in auto formazione. In fondo questa normativa da trattamento sanitario obbligatorio non prevede incompatibilità tra esaminando e commissario.
Non ci credo, non è possibile!
Ci creda, l’ho scoperto proprio di recente, in un colloquio telefonico con un professore ordinario di diritto dell’Unione europea, il massimo luminare in questo settore. Come avvocato voleva spendere la specializzazione ma ha scoperto che non gli viene riconosciuta se non dopo il colloquio al CNF, che dovrà fare davanti ad un suo allievo. Il quale a sua volta, non essendo dottore di ricerca, è commissario per gli specializzandi ma non specialista. Una pena.
Insomma, dopo i referendum come sarà la giustizia?
Sicuramente migliore, la stagione delle riforme è appena iniziata e i manicomi restano ancora chiusi. E come scriveva Dostoijevski, nel folle c’è la voce di Dio. Pardon, lui era russo e i russi sono nostri nemici e io non sono filorusso. Ma chi scrive queste norme e’ sicuramente un grande specialista in imbecillità personale e sociale

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