GIUSTIZIA:IL MINISTRO CARTABIA, CALA LA SCURE SUI MAGISTRATI.

Cambiare le regole e soprattutto i costumi questo è l’essenziale.

Al convegno annuale dell’associazione magistrati ha parlato il ministro della giustizia, Marta Cartabia, presidente della Corte Costituzionale nell’anno appena trascorso, Giudice della Corte costituzionale per un decennio e chiamata da Draghi a coprire l’incarico di ministro della giustizia. In un momento di grande disorientamento sulla giustizia, sui giudici che l’amministrano le parole del ministro colpisconoDavanti ad una grande platea di magistrati ha detto che “ le riforme, per quanto complete, non saranno risolutive se non saranno accompagnate da un rinnovamento dei costumi, da parte di ciascuno, sia sul piano personale che da parte dell’intera categoria.”

Parole molto forti che sono state rincarate da altre ancora più dirette e dettagliate “tutto questo potrà al più aiutare a contrastare patologie, ma nessuna cornice normativa, per quanto innovativa e radicale, potrà di per sé generare quello stile e quella statura che i cittadini si attendono dal giudice”Parole, che mai come in questo periodo, il ministro della giustizia è stata costretta ad esprimere. I giornali giornalmente scrivono fiumi di parole sull’ambiguità, scaltrezze e  asservelismo dei giudici.Per quante riforme, semmai si troverà un compromesso tra i partiti, si potranno fare, se i giudici non ritornano ad essere le persone impeccabili, quegli uomini e donne che hanno giurato fedeltà sulla Costituzione, nulla cambierà. I cittadini, come oggi, continueranno a non avere alcuna fiducia nella giustizia e in chi dovrebbe governarla. Ma non solo i cittadini, ma anche i tanti onesti avvocati, i ragazzi che con passione si avvicinano alla giustizia, dopo aver studiato la Costituzione e le leggi dell’ordinamento italiano e ancor di più non avranno fiducia i tanti uomini e donne delle nostre forze dell’ordine, che giornalmente rischiano la vita per affidare i delinquenti, i mafiosi alla giustizia e poi grazie agli accordi tra giudice ed avvocati li ritrovano liberi tranquillamente a circolare per le strade della città o semplicemente a casa loro, ai domiciliari.

Mai come in questi ultimi anni ad aggravare la situazione ha provveduto la grande pandemia. Sembra ormai che il Covid-19 giri solo nei tribunali. Ancora oggi, dove quasi tutte le regioni d’Italia sono in zona bianca, le udienze, per disposizione dei giudici avvengono ancora in regime cartolare. A parte le pochissime udienze molte di più nel penale, che nel civile che devono per forza avvenire alla presenza del giudice, tutte le altre avvengono in cartolare, si depositano elettronicamente le note di udienze, cinque giorni prima dell’udienza, e dopo qualche giorno sempre telematicamente si riceve il dispositivo del giudice. La giustizia ormai è bloccata, rinvii ad oltre un anno, non si può piu dialogare, spiegare le proprie ragioni a voce ai giudici, tutto per iscritto. La corte d’Appello sempre più a rilento, il giudice che scrive le motivazioni dopo circa 24 mesi. Il Tar che dopo circa un anno non fa udienze, extracomunitari in attesa di un riconoscimento dal Tar, ragazzi che chiedono di entrare in medicina,ottengono RG ad ottobre ma a giugno la loro causa non viene ancora discussa e nel frattempo hanno perso un anno di università. Come da anni si chiede ci vorrebbe una riforma della giustizia che preveda una collaborazione tra giudice ed avvocato, ma una collaborazione che porti benefici agli italiani e allo Stato e non una collaborazione che si è vista fin d’ora che porta esclusivamente benefici per gli avvocati eletti con incarichi civili e per incarichi  ai magistrati. La politica che tra le sue primarie competenze ha proprio quella di riformare una giustizia che da anni ormai sfavilla, ma che sia la destra o la sinistra, più di sempre vede cosa sia meglio per il proprio partito, i propri uomini che hanno le loro grandi beghe processuali. Si continua a parlare di conflitti di interessi, ma non c’ è più solo questo. C’è anche un conflitto economico. Ma ciò che più sta venendo a mancare nella giustizia italiana è la mancanza di uomini, donne, professionali che con grande caparbietà fanno il loro grande lavoro, quello di far rispettare ed applicare il diritto vigente nella Nazione. Oggi non c’è chi fa rispettare la legge, ma chi si fa ammaliare da pochi, tanti spiccioli andando contro ogni legge, contro ogni giuramento e contro chi credendo negli uomini di legge ha rischiato e rischia giornalmente la propria vita.

Ci auguriamo che il monito nell’assemblea dei Magistrati del ministro Cartabia di modificare i costumi, rinnovarli sul piano personale porti effettivamente ad un cambio di guardia nella magistratura attuale  che in tanti ormai chiedono.

Avv.Catia Loiacono

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