LA D.I.A. DIREZIONE INVESTIGATIVA ANTIMAFIA DESCRIVE LA CRIMINALITA’ PUGLIESE E FOGGIANA“ALLARMANTE”

Una descrizione minuziosa e scrupolosa della delinquenza Pugliese e Foggiana molto preoccupante che entra nell’amministrazioni pubbliche e che condizionano scelte tecniche che politiche. Esempio i vari sciogliemmo di comuni nella Capitanata per infiltrazione mafiosa.

La criminalità organizzata pugliese “si può ipotizzare un allentamento delle forme più aggressive di pressione estorsiva ed usuraria” al fine di gestire il consenso sociale, ma d’altro canto “è ragionevole ritenere che resti alta l’attenzione verso le imprese in difficoltà finanziaria, presso le quali hanno la possibilità d’intervenire con immissioni di liquidità”. La società foggiana, le mafie garganica e cerignolana, i clan più autorevoli del barese e nella Sacra corona unita del Salento – la cosiddetta “mafia degli affari” – punta “al raggiungimento di obiettivi economico-criminali a medio-lungo termine” oltre che a “consolidare le proprie posizioni in settori nevralgici dell’economia regionale”, tra cui il comparto agro-alimentare e quello della mitilicoltura, il comparto turistico-alberghiero e della ristorazione.

La contaminazione mafiosa si esprime in due modalità: palese – spregiudicata e violenta – ed occulta. Quest’ultima, secondo la DIA, è caratterizzata dalla “necessità di adottare strategie silenti di contaminazione del territorio”. In tal senso l’infiltrazione degli Enti locali “si conferma come irrinunciabile, e questo per una serie di motivi:• in primo luogo perché attraverso pubblici funzionari asserviti alle logiche mafiose, le cosche riescono a drenare risorse dalla Pubblica Amministrazione, abbassando notevolmente i margini di rischio e di esposizione connessi, invece, alla gestione
di attività illecite;• in seconda battuta per rendersi irriconoscibili, mimetizzare la propria natura mafiosa, riuscendo addirittura a farsi apprezzare per affidabilità imprenditoriale. È questa la leva che, soprattutto al Nord, attrae professionisti e imprenditori che si propongono, che cercano un partner in grado di moltiplicare i profitti e di sbaragliare la concorrenza.

Sono proprio queste fasce deviate dell’imprenditoria che diventano l’area grigia che consente alla mafia di creare un’altra area grigia all’interno della Pubblica Amministrazione. Una proprietà transitiva in cui il professionista colluso inocula la mafia nell’Ente locale spesso attraverso la corruzione. Una condotta delittuosa che ha un costo in termini di denaro o di altre utilità che vengono offerte al funzionario pubblico. Un costo che però crea fidelizzazione: il funzionario, una volta corrotto, specie se corrotto dalla mafia, diventerà ob torto collo punto di riferimento dell’organizzazione, non avrà margini di ripensamento, sarà
in definitiva egli stesso mafioso”.

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