Emergenza abitativa, i 32 alloggi della discordia. Una storia di ritardi, promesse e ricorsi

Ritardi, promesse, ricorsi. È una strana storia strana quella dei 32 alloggi che le imprese Edil Ambiente Srl e Aedilia Costruzioni Srl avrebbero dovuto cedere al Comune di Foggia per tamponare la crescente emergenza abitativa della città, drammatica piaga atavica e mai risolta. Una vicenda cominciata nel 2008, con l’approvazione di un Piano Integrato poi modificato unilateralmente nei suoi atti d’obbligo dal Consiglio comunale – la prima volta il 28 novembre 2018 e la seconda il 26 ottobre 2020 – e che oggi esplode in uno scontro furibondo tra le imprese ed il sindaco Franco Landella, pronto ad avviare sul punto una battaglia (l’ennesima) di carte bollate.

La rabbia del sindaco. Il primo cittadino è categorico: “Dopo aver stipulato un Accordo di programma, discusso e approvato in Consiglio per trovare una soluzione condivisa, le due società che avevano garantito un contratto per la locazione di 32 alloggi e 32 box per 12 anni ad un canone calmierato di 300 euro mensili da destinare all’emergenza abitativa, come da delibere consiliari 175/2018 e 102/2020, si sono inspiegabilmente tirate indietro. Da un paio di settimane non abbiamo avuto più notizie delle due società – annuncia il sindaco – che a questo punto verranno citate in giudizio”.

 

L’emendamento della discordia. Per capire cosa sia accaduto occorre fare un passo indietro. Precisamente tornando al 28 novembre del 2018, quando il Consiglio comunale approva, su proposta delle due imprese, una modifica dell’originario Piano Integrato, nell’ambito del quale Edil Ambiente Srl e Aedilia Costruzioni Srl avrebbero dovuto costruire e consegnare al Comune di Foggia, come detto, 32 alloggi e 32 box per 12 anni ad un canone calmierato di 300 euro mensili. Secondo le imprese, tuttavia, la crisi del settore dell’edilizia aveva prodotto “uno slittamento della realizzazione di parte del programma rispetto alle tempistiche aziendali preventivate, peraltro con un notevole aumento dei costi di realizzazione delle opere già intraprese”, rendendo così difficoltoso il rispetto dell’impegno. Motivo per il quale le due ditte offrivano subito al Comune, in sostituzione degli alloggi destinati all’edilizia sociale ancora da realizzare, altri 32 alloggi e 32 box già pronti e relativi alla parte privata del programma, aventi un’ubicazione diversa da quella originaria. Una proposta accolta dal Consiglio comunale, che però in quella circostanza operò una modifica unilaterale dell’accordo, disponendo che il contratto di locazione venisse stipulato direttamente dalle imprese con i singoli assegnatari, senza alcun onere a carico del Comune. Una necessità, si disse allora, dettata dall’impossibilità dell’Amministrazione comunale di stipulare contratti di locazione passiva per via della difficile condizione finanziaria dell’Ente – da cui discendevano espliciti divieti da parte della Corte dei Conti – e per evitare contestualmente la necessità di operare una variazione di bilancio che rendesse possibile l’operazione. L’efficacia della deliberazione era comunque vincolata all’acquisizione della volontà delle ditte proponenti da parte del Comune.

Il ricorso al Tar e la proposta di transazione. Una circostanza mai avvenuta, tanto che Edil Ambiente Srl e Aedilia Costruzioni Srl impugnarono la delibera dinanzi al Tar, contestando appunto la modifica unilaterale che disponeva che i contratti di locazione venissero stipulati tra le ditte ed i singoli assegnatari. Un’impugnazione confermata il 30 settembre 2020, quando le imprese avanzarono al Comune la proposta di una soluzione transattiva di carattere economico, finalizzata alla definizione di tutte le obbligazioni derivanti dalla sottoscrizione dell’originario Accordo di Programma. È così che si giunge alla seconda deliberazione del Consiglio comunale, che il 26 ottobre 2020 stralcia l’emendamento “incriminato” e dispone che sia il Comune, in ragione del sensibile miglioramento della propria condizione finanziaria e del venir meno dei divieti imposti dalla Corte dei Conti, a sottoscrivere il contratto di locazione con gli assegnatari dei 32 alloggi. Una soluzione – anch’essa unilaterale – nelle intenzioni del Comune disposta proprio per venire incontro alle esigenze delle ditte e che, come spiegato dal sindaco, faceva pensare ad una positiva conclusione della trattativa.

La trattativa incagliata. Cosa nel frattempo sia andato storto è difficile dirlo. Possibile che il ritardo con cui l’Amministrazione comunale ha accolto le riserve delle due imprese – ben tre anni – abbia fatto venir meno la disponibilità degli immobili da parte di Edil Ambiente Srl e Aedilia Costruzioni Srl. Così come non è escluso che le stesse, viste le modifiche operate unilateralmente dal Comune, non abbiano considerato convenienti nel 2020 condizioni che invece lo erano nel 2018.

Ritardi e inadempienze. La domanda da porsi è dunque se Edil Ambiente Srl e Aedilia Costruzioni Srl possano o meno essere considerate inadempienti. La sensazione è che se da un lato la delibera del Consiglio comunale dell’ottobre scorso abbia rimosso l’oggetto del ricorso (ancora pendente) presentato al Tar, dall’altro le due imprese siano vincolate soltanto al contenuto originario del Piano Integrato, quindi essendo tenute alla consegna dei 32 alloggi – a questo punto ancora da costruire – esclusivamente al momento della sua naturale conclusione. Difficile poter dire quale delle due parti avrebbe la meglio in sede di giudizio. Di sicuro la vicenda presenta molti aspetti controversi. Perché il Comune, non avendo acquisito la volontà delle ditte rispetto alla prima modifica unilaterale, non portò subito in Aula lo stralcio dell’emendamento approvato ad ottobre, lasciando che passassero circa tre anni prima di farlo? E perché le due ditte cercarono una conciliazione transattiva con l’Amministrazione comunale invece di invocare una correzione del passaggio della delibera in cui si poneva in capo alle imprese la sottoscrizione del contratto di locazione?

L’assegnazione emergenziale. Il “repentino ripensamento” di Edil Ambiente Srl e Aedilia Costruzioni Srl, sostiene il sindaco Landella, “crea ulteriori disagi alle 32 famiglie destinatarie degli alloggi in questione, ma anche all’Amministrazione comunale, perché mette a rischio i finanziamenti pubblici già deliberati in favore dell’Ente per i lavori di messa in sicurezza dei locali dell’ex Distretto Militare e di via Catalano, dove da tanti anni risiedono alcune delle famiglie che avrebbero dovuto beneficiare di quell’intervento, unitamente a quelle residenti nella III traversa di via San Severo”. Insomma, quegli appartamenti sarebbero stati assegnati dall’Amministrazione comunale alle situazioni considerate di maggiore emergenza e non ai soggetti presenti da anni nella graduatoria per l’ottenimento di un alloggio popolare. Una “promessa” adesso impossibile da mantenere.

Il rebus dell’ex Caserma Oddone. Sulla situazione dell’ex Distretto Militare citata dal sindaco, tuttavia, c’è qualcosa che non quadra. La clausola di salvaguardia contenuta nel provvedimento attraverso cui il Demanio Militare, in data 5 giugno 2015, trasferì la proprietà della struttura al Comune di Foggia recitava testualmente: “Trascorsi tre anni dal presente trasferimento, qualora all’esito di un apposito monitoraggio effettuato dall’Agenzia del Demanio risultasse che il Comune di Foggia non utilizza il compendio oggetto del presente provvedimento, lo stesso rientrerà nella proprietà dello Stato nella situazione in cui si trova, senza che il Comune possa pretendere dallo Stato alcunché a qualsiasi ragione o titolo”. Quei tre anni sono ampiamente trascorsi. E ad oggi non è dato sapere se l’Agenzia del Demanio non abbia ottemperato all’esecuzione di quel monitoraggio o se, viceversa, la proprietà del bene da tempo non sia più in capo al Comune di Foggia, giacché quell’immobile, in esplicito contrasto con la deliberazione approvata all’unanimità dal Consiglio comunale il 24 marzo del 2015, attraverso la quale erano state specificate le finalità d’uso dell’ex Caserma Oddone, non risulta ospitare “attività politico-istituzionali ad uso diretto dell’Ente”. Dubbi ed interrogativi a cui sarebbe necessario e doveroso fornire risposte e chiarimenti. Anche per capire quali siano eventualmente, nelle strategie del Comune, i progetti per la destinazione dell’ex Distretto Militare, al momento del tutto sconosciuti.

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