Corruzione elettorale, dopo la denuncia della Barone e l’indagine di polizia, Mainiero (da tempo profeta) si dice contento ma non risparmia nessuno: “Bene ora, ma la Digos dov’era prima?”. Poi l’impietosa analisi sulla macchina del consenso e sulla classe di governo cittadina: “Totalmente inadeguata”

Qualche giorno fa la denuncia di Rosa Barone. Ieri la notizia dell’operazione della Digos che ha scoperto la compravendita di voti da parte di un candidato foggiano alle appena trascorse elezioni regionali, con un sistema di corruzione degli elettori che variava da 30 a 50 euro al voto, testimoniato dalle prove reperite dagli agenti della Questura di Foggia, i quali durante le indagini hanno ricostruito come presso un esercizio commerciale del capoluogo dauno venissero esibite le fotografie scattate dietro le urne per dimostrare l’avvenuto voto al candidato, oltre al ritrovamento di documenti cartacei riportanti un elenco utilizzato come registro per annotare le somme elargite agli elettori. Le indagini sono ancora in corso e ulteriori elementi di prova al vaglio degli inquirenti. Nel frattempo sono state deferite alla locale Procura della Repubblica 4 persone per reati in materia elettorale ed è al vaglio degli investigatori la posizione di altre persone. E’ quanto portato alla luce dalle indagini, che ricostruiscono un sistema di corruzione del voto già raccontato, in un’intervista rilasciata a YouFoggia (domenica 4 ottobre e pubblicata dalla nostra testata mercoledi 7) da Giuseppe Mainiero, ex consigliere del consiglio comunale di Foggia, eletto nello scorso mandato amministrativo per Fratelli d’Italia. Un Mainiero che ha ribadito come da tempo denunci le questioni emerse ieri dalle indagini. Ricontattato telefonicamente da YouFoggia per un commento a caldo sull’esito dell’operazione di polizia, si dice contento, ma sottolinea come epiloghi di questo genere e l’azione delle forze dell’ordine su questa questione arrivino spesso in modo tardivo: “La Digos e gli altri organi preposti al controllo per lo svolgimento democratico del voto dovrebbero avere una funzione non solo repressiva, come accaduto in questo caso dopo la denuncia della Barone alle autorità competenti, ma anche di tipo interdittivo. In città tutti sapevano ciò che stava succedendo, non posso credere che gli inquirenti fossero gli unici a non sapere, e, ancora una volta, si sia dovuta attendere una denuncia per muoversi – commenta Mainiero, che poi fa un salto e continua su dinamiche e meccanismi a sua detta distorti e di lungo corso nella gestione di alcuni apparati della macchina amministrativa del Comune di Foggia -. L’ultimo arresto per corruzione è stato quello a Biagini e Laccetti, ormai diversi anni fa. Da allora, però, un sistema che perdura da vent’anni non è cambiato e gli appalti vengono gestiti sempre con gli stessi criteri incrostati”. Nell’intervista video, invece, che ripubblichiamo in maniera integrale, con passaggi inediti rispetto alla sintesi pubblicata mercoledì 7 ottobre, Mainiero va giù duro sul presidio della Digos e delle forze di polizia rispetto alle questioni del monitoraggio delle urne, del voto, e anche dello svolgimento democratico dell’attività amministrativa: “In 5 anni da eletto in consiglio comunale – dice – non mi sono mai accorto della presenza della Digos. E’ stata non rara, rarissima”. Poi il discorso sul voto sconfina anche qui sulla gestione poco chiara degli appalti e sull’organizzazione del consenso laddove, secondo Mainiero, è scomparso in città “il vero voto democratico, cioè quello d’opinione. Io per esempio – sottolinea – durante la mia attività politica ed elettorale a Foggia, non mi sono mai volutamente occupato della costruzione delle liste e dell’acquisizione delle preferenze. In consiglio comunale lavoravo a testa bassa sugli atti, questa è stata la mia attività politica”. Infine il suo giudizio sulla attuale classe amministrativa foggiana che “posso assicurare senza tema di smentita – dice Mainiero – è schiacciata sull’ordinaria amministrazione di ciò che compiono i dirigenti e che la politica ratifica sulla base dei propri interessi”, e, più nello specifico, sulla sua ex-coalizione di centrodestra, a suo dire, “totalmente inadeguata”. Un giudizio che non sa di un addio ma di un arrivederci alla cosa pubblica cittadina: “Non ho mai smesso di fare politica da quando ho dismesso la funzione di consigliere comunale. Sono al lavoro per ricostruire una destra cittadina che sia all’altezza della tradizione dei partiti da cui provengo. Ci sono tanti uomini e donne per bene con cui sto dialogando nel solco di questo percorso”.

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