Foggia: Si chiude dopo dieci anni l’inchiesta sull’assenteismo al Comune la Corte dei conti condanna gli ex dipendenti al risarcimento

FOGGIA – Dopo dieci anni, cala il sipario sull’inchiesta per assenteismo che ha coinvolto alcuni ex dipendenti comunali del capoluogo dauno. Con la decisione notificata nelle scorse ore dalla Corte dei conti, si conclude la seconda parte del procedimento avviato nel 2015 su segnalazione dell’allora consigliere comunale Giuseppe Mainiero, esponente della maggioranza di centrodestra. La magistratura contabile ha condannato diversi ex impiegati del servizio attività economiche e della protezione civile al risarcimento delle somme corrispondenti alle ore non lavorate, oltre interessi e rivalutazione monetaria. Gli importi variano tra i 600 e i 4.500 euro.

Molti degli ex dipendenti, tutti licenziati (alcuni si dimisero) sulla base della cosiddetta “legge Brunetta”, avevano già provveduto spontaneamente a risarcire il danno. Tra i coinvolti figurano Raffaele Abatescianni, Carmen Celentano, Giuseppe Ciociola, Filippo Di Franco, Carmela D’Onoifrio, Alessandro Grosso, Giancarlo Mitoli, Angelo Moscariello, Luigia Rita Nigri, Nicola Orlando, Matteo Palmieri, Raffaele Palumbo, Maria Antonietta Ricci, Giovanni Signoriello e Antonio Virgilio.

Dieci anni di indagini e processi
L’indagine era partita nel gennaio 2015, dopo la denuncia di Mainiero ai Carabinieri. Il 9 maggio 2016 scattò il blitz dell’Arma: eseguite 20 misure cautelari, di cui 13 arresti domiciliari (poi revocati dopo pochi giorni) e 7 sospensioni dal lavoro. L’inchiesta si concentrava sulle assenze ingiustificate nel periodo 24 febbraio – 24 aprile 2015 presso la sede distaccata di viale Sant’Alfonso, accanto ai mercati generali di porta Manfredonia. Qui avevano sede gli uffici della protezione civile, delle attività economiche e dell’ex Uma.

Tre microtelecamere, piazzate su ordine della Procura – una all’esterno e due all’interno dell’edificio nei pressi del marcatempo – registrarono comportamenti anomali: badge passati da colleghi, orari falsificati, impiegati che entravano in ritardo o lasciavano il posto di lavoro con largo anticipo. I filmati permisero di accertare circa 1.200 ore di assenza ingiustificata, per un danno stimato in circa 35mila euro ai danni del Comune, che si è costituito parte civile.

Un processo infinito tra cambi di giudici e rinvii
Sul piano penale, però, tutte le accuse sono cadute per prescrizione il 9 gennaio 2024. Il reato di truffa ai danni dello Stato si estingue dopo 7 anni e 6 mesi, e i tempi lunghissimi del processo hanno fatto il resto. Il dibattimento, avviato il 6 aprile 2017, è stato caratterizzato da un incredibile susseguirsi di rinvii, cambi di giudici (ben sei togati si sono alternati), legittimi impedimenti, astensioni dei legali, e la sospensione delle udienze causa pandemia. Per ascoltare il primo testimone d’accusa – un carabiniere – si dovette attendere il 30 novembre 2017. Il suo interrogatorio si concluse soltanto il 9 settembre 2019.

La difesa ha sempre sostenuto la legittimità delle assenze, affermando che fossero giustificate da permessi, incarichi esterni o esigenze personali regolarmente comunicate. Ma per la Corte dei conti la responsabilità contabile resta, ed è da lì che arriva oggi l’ultima parola su uno dei più noti casi di assenteismo nel pubblico impiego in Puglia.

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