Foggia:Cosa sta accadendo al Policlinico Riuniti”Possibile che i foggiani una volta entrati in ospedali diventano violenti”

Negli ultimi giorni, la città di Foggia è stata teatro di episodi di violenza all’interno del suo ospedale principale, il Policlinico “Riuniti”. Due aggressioni gravi ai danni del personale sanitario, avvenute a pochi giorni di distanza l’una dall’altra, hanno scosso profondamente l’opinione pubblica, sollevando interrogativi sulle cause di questo aumento di violenza e la necessità di interventi urgenti per garantire la sicurezza di chi lavora in un ambiente così delicato.

L’episodio più recente è accaduto ieri sera, quando tre infermieri in servizio al pronto soccorso sono stati aggrediti da un giovane in stato di alterazione psicofisica, che soffriva di problemi di ansia. Il ragazzo, dopo essere stato registrato all’ingresso, ha improvvisamente iniziato a inveire contro gli infermieri e a colpirli con schiaffi, calci e pugni, senza apparente motivo. L’intervento tempestivo dei carabinieri ha portato all’identificazione e alla denuncia dell’aggressore, ma l’incidente ha lasciato dietro di sé un clima di tensione e paura tra il personale sanitario.

Questo episodio non è isolato: solo pochi giorni prima, un altro grave atto di violenza aveva scosso lo stesso ospedale. Un gruppo di circa cinquanta persone, tra parenti e amici di una giovane donna di 23 anni deceduta durante un intervento chirurgico, aveva aggredito medici e infermieri dell’équipe di Chirurgia toracica. In quell’occasione, il personale ospedaliero era stato costretto a barricarsi in una stanza per proteggersi dalla furia degli aggressori. Il video di quell’aggressione, condiviso ampiamente sui social, aveva già sollevato un’ondata di indignazione.

Questi avvenimenti non solo mettono in pericolo la sicurezza fisica del personale sanitario, ma compromettono anche il delicato equilibrio emotivo e professionale necessario per prendersi cura dei pazienti. È impensabile che chi lavora con dedizione e sacrificio per salvare vite umane debba temere per la propria incolumità mentre svolge il proprio lavoro.

La domanda che molti si pongono è: perché questa violenza si sta manifestando in modo così ricorrente a Foggia? È possibile che ci siano fattori sociali, culturali o emotivi che contribuiscono a scatenare tali reazioni violente, ma è necessario approfondire la questione. La rabbia e la frustrazione possono essere innescate da situazioni di dolore e perdita, come nel caso della morte della giovane paziente, ma nulla può giustificare la violenza contro coloro che cercano di aiutare.

È chiaro che un intervento immediato è necessario. Bisogna aumentare la sicurezza negli ospedali, potenziando la presenza di forze dell’ordine o implementando sistemi di sicurezza più efficaci, come l’installazione di telecamere e il controllo degli accessi. Allo stesso tempo, è fondamentale investire in programmi di supporto psicologico per pazienti e familiari, affinché possano gestire meglio le situazioni di stress estremo e dolore.

Non si può ignorare il rischio che episodi di questo tipo diventino sempre più frequenti se non si prendono provvedimenti adeguati. Le autorità locali, insieme ai dirigenti ospedalieri, devono agire in fretta per tutelare il personale e garantire che l’ospedale rimanga un luogo di cura e sicurezza per tutti.

In definitiva, la violenza contro il personale sanitario non è accettabile e non deve essere tollerata. È essenziale che venga promossa una cultura del rispetto e della collaborazione tra pazienti, familiari e operatori sanitari, affinché episodi del genere non si ripetano. La salute e la sicurezza di tutti – sia di chi cura, sia di chi viene curato – devono rimanere una priorità assoluta.

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