Bari:Il boss “Savinuccio” gestiva dal carcere i vari affari e,inviava disposizioni di non toccare le persone a lui care


Le dichiarazioni di Domenico Milella, collaboratore di giustizia,fa comprendere chiaramente chi comanda a Bari. Questo si evidenzia nel fascicolo che la procura antimafia di Bari ha redatto.In una intercettazione viene detto: Ha detto (ndr, riferendosi a Savino) “io sono maschio, ho sbagliato pure io nei confronti di mia moglie”. Lui i fatti li voleva sapere da me, dice “che cos’è il fatto di tua sorella? qua là?”. “Lo zio è tutto a posto, che pensieri devo dare a te?” che già quello c’ha tanti pensieri per la testa …“È il pensiero di mia sorella e me la vedo io, se si vogliono si vogliono”. Sai, io lo deviavo il discorso…“ Tomma’, ma che cos’è il fatto?”, e io gli ho spiegato il fatto così, e mi ha detto “Tommaso, una cortesia, per piacere vai da tizio e caio e digli ‘ha detto mio zio, per piacere sto ragazzo in mezzo alla strada non deve stare … Né i familiari e né loro, nessuno né compagni né familiari si devono permettere fargli qualcosa a lui, niente, zero’. Ha detto “per piacere, chi si va ad intrattenere là per piacere, digli ‘ha detto mio zio, ha detto per piacere, non lo fate stare né là, né là e né là, deve andare a lavorare…”».

Questo messaggio fa comprendere chiaramente che il ruolo di Savinuccioè determinante nella criminalità barese. Come si evince pur essendo in carcere,tramite il nipote inviava ambasciate ai vari suoi collaboratori.Iltramite era il nipote, Tommaso Lovreglio, figlio della  sorella e di Battista Lovreglio.

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