FOGGIA :CAMPO LARGO E CAMPO GIUSTO, GIUNTA LARGA E GIUNTA GIUSTA-IL NUOVO VOCABOLARIO DELLA POLITICA FOGGIANA E NAZIONALE

Sembra passato un secolo dalle elezioni amministrative per il rinnovo del consiglio comunale di Foggia e, in attesa della convocazione della prima seduta consiliare per la proclamazione degli eletti, vanno fatte alcune riflessioni ‘di sistema’.
Se c’è la certezza della debacle del centrodestra per autocombustione dipendente da impotentia coeundi e generandi con l’avallo e la benedizione dei vertici nazionali di FdI e Lega assenti dalla competizione, c’è anche la certezza della vittoria “complessiva” delle liste civiche della maggioranza e della minoranza in consiglio comunale.
Salvo correzione dei dati ministeriali in sede di verifica, dei tre civici non legati alle coalizioni dei partiti, Nunzio Angiola ha avuto n.7.381 voti con la percentuale del 10,59% e n.2 consiglieri eletti (compreso Angiola), mentre Giuseppe Mainiero ha avuto n.5.616 voti con la percentuale dell’8,05% e l’altro candidato Sindaco Antonio De Sabato n.2663 preferenze con la percentuale del 3,82%, venendo eletti entrambi nel consiglio comunale. I tre candidati Sindaci civici hanno avuto dunque percentuale complessiva di preferenze del 22,46% con quattro consiglieri comunali eletti nei banchi della minoranza, almeno attualmente.
Il civismo è ben rappresentato anche nella minoranza dello scheramento di centrodestra con candidato Sindaco Raffaele Di Mauro che ha preso soltanto 24,76% di preferenze (a fronte del 26,29% delle 5 liste che lo sostenevano), con la lista personale “Di Mauro Sindaco” con una percentuale di voti del 3,96% e con la lista “Prima Foggia”, di ispirazione Lega ma senza simbolo del partito nazionale, che prende il 3,84%, eleggendo ciascuna un consigliere comunale. La posizione del consigliere comunale eletto nella lista “Prima Foggia” Amato Franco Nunziante che verrà “rivista” dal Prefetto o nella prima seduta del consiglio comunale di proclamazione degli eletti, a causa della chiara situazione di incompatibilità/ineleggibilità dichiarata nel curriculum del 18.9.2023 pubblicato sul sito del Comune di Foggia nella Sezione Elezioni trasparenti, come previsto dall’art.1 comma 14 della legge n.31/2019.
Il civismo è fortemente rappresentato nel campo largo che ha portato alla vittoria della Episcopo, con una percentuale complessiva di preferenze sulle 10 liste del 55,23%, 2,5% superiore a quella dell’attuale Sindaco che si è fermata al 52,78%.
La lista “CON” dei civici di Emiliano e Cusmai ha avuto l’8,56% di preferenze con quattro consiglieri eletti, la lista “Tempi nuovi/Foggia Azione” di Clemente ha avuto l’8,33% con tre consiglieri, la lista “Popolari per Foggia” di Stea e Di Fonso il 3,06% con un consigliere eletto. Le altre quattro “civiche” (cioè senza simbolo di partiti) del campo largo, senza eleggere (almeno in base ai dati provvisori) nessun consigliere comunale, hanno avuto i seguenti risultati di percentuale di preferenze: “Italia del Meridione Foggia” il 2,68%, “Nessuno escluso” il 2,5%, “Comunità politica per Foggia” l’1,57%, “Noi popolari” lo 0,93%.
Se sommiamo – facendo un’operazione che sembrerebbe poco logica ma non lo è – i risultati delle preferenze dei civici di maggioranza e opposizione, escludendo le percentuali delle liste “civiche” (si ribadisce, senza il simbolo di partiti) che hanno eletto propri rappresentanti in consiglio comunale, arriviamo al 50,21% con n.14 consiglieri comunali eletti sui n.32 consiglieri che compongono la ricostruita assemblea comunale, dopo le macerie triennali del commissariamento per “automafia”.
In buona sostanza, la vittoria della Episcopo è la vittoria dei civici del campo largo, con ben n.8 consiglieri eletti sui n.20 della coalizione, tra cui il Sindaco, a cui vanno aggiunti i n.6 consiglieri eletti nel PD di Piemontese (primo partito) con la percentuale del 13,66% e i n.5 consiglieri eletti nelle fila del M5S di Conte e Furore con la percentuale del 12,32%.
Ebbene, nonostante la chiarezza della vittoria del campo largo e dei civici nelle elezioni amministrative foggiane, le prime fibrillazioni vengono avvertite per la formazione della Giunta da parte della Episcopo, condizionata evidentemente dal suo sponsor Giuseppe Conte, che ha dichiarato di preferire al campo largo la formula del campo giusto (che sarebbe poi costituito dal centrosinistra a trazione PD + M5S).
L’ultima proposta di formazione della Giunta dei 9 assessori previsti prevederebbe infatti 2 Assessori di nomina diretta del Sindaco, 2 Assessori al PD con l’aggiunta della nomina di Lia Azzarone a Presidente del consiglio comunale, 2 Assessori al M5S con la delega di Vice Sindaco, 2 Assessori a CON di Emiliano e Cusmai senza la delega a Vice Sindaco (richiesta in caso di vittoria prima delle elezioni), 1 solo Assessore a Tempi Nuovi/Area per Foggia di Clemente, nessun Assessore per Popolari per Foggia di Stea e Di Fonso.
Non sembra che questo percorso e queste indicazioni del Sindaco possano portare ad una governabilità immediata della città di Foggia, afflitta come è noto da gravissimi problemi.
E’ vero che la legge consente al Sindaco di scegliere tutti e nove gli Assessori senza tener conto dei risultati elettorali e lo scioglimento del Consiglio comunale, oltre che dagli altri gravi casi previsti dalle norme, dipende soltanto dall’approvazione della mozione di sfiducia nei confronti del Sindaco, ai sensi dell’art.52 del d.lgs. 267/2000.
Tuttavia va sottolineato che la Sindaca ha vinto al primo turno, perché le liste che l’hanno sostenuta hanno avuto più consenso della Episcopo e l’unica lista personale dell’attuale Sindaco ha avuto risultato insignificante in termini di consenso e nessun consigliere eletto.
Quindi, la vittoria della Episcopo è stata soltanto la vittoria di una idea di coalizione tra partiti di centrosinistra e civismo che è andata ben oltre l’appeal dell’ex Provveditore, che forse ha necessità di accontentare in modo equilibrato tutte le liste che hanno consiglieri eletti senza pretendere di dover indicare a tutti i costi Assessori di sua esclusiva scelta.
Foggia prima di tutto, nel rispetto rigoroso e giusto delle scelte degli elettori, lasciando all’incerta agone delle elezioni nazionali ed europee la definizione di altri “campi”, più o meno giusti, diversi da quello vittoriosamente utilizzati nell’esperimento locale, e abbandonando anche la convinzione di essere stati scelti direttamente dal popolo, se non attraverso le scelte che gli elettori hanno fatto rispetto a quelle liste e a quelle preferenze individuali che hanno portato al successo.

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