Procuratore Melillo: “Ma forse rivelano anche un problema di emergenza democratica”

Dichiarazione del Procuratore Antimafia e Antiterrorismo Melillo alla Commissione parlamentare sul fenomeno delle Mafie e sulle altre associazioni criminali.

La pubblica amministrazione potrebbe ragionare perché le funzioni della prevenzione della corruzione sono diventate, in quasi tutte le amministrazioni, una sorta di incarico onorifico o di macchina produttiva di noiosi oneri burocratici, ma prive di pratica effettività. Questi ragionamenti sono ragionamenti che ovviamente dovrebbero svilupparsi tenendo conto che le pubbliche amministrazioni non sono semplicemente quelle che io ho appreso con grande piacere – per esempio a Bergamo hanno dato vita al consorzio di piccoli e medio-piccolicomuni, che gestisce l’aeroporto di Orio al Serio, divenuto uno dei più importanti aeroporti italiani – perché in realtà le pubbliche amministrazioni in questo Paese presentano aspetti differenziati. Uno di questi aspetti non è esattamente secondario, che è quello delle amministrazioni che sono esposte al rischio di condizionamento mafioso del proprio operato, e non per valutazione giudiziaria – questo vorrei segnalarlo al senatore Sallemi – ma per valutazione dell’autorità politica. Le valutazioni giudiziarie seguono dopo, in caso di invocazione del sindacato del giudice amministrativo, ma di regola la decisione è una decisione politica, c’è un’istruttoria prefettizia proposta al Ministro dell’interno e una deliberazione del Consiglio dei Ministri. Questo tipo di interventi negli ultimi trentadue anni, dal momento della loro introduzione, ci sono stati nelle situazioni più diverse, non sono i piccoli comuni ad essere disciolti, sono disciolti comuni nei quali abitano decine di migliaia e a volte anche più di centomila persone, Foggia, Giugliano in Campania. Ci sono comuni di decine di migliaia di abitanti che sono stati disciolti quattro volte negli ultimi trent’anni. Certo, forse rivelano un problema di tenuta dello strumento, ma forse rivelano anche un problema di emergenza democratica, perché se in una comunità di sessantamila abitanti ci si ritrova per trent’anni ad avere ogni sette anni e mezzo di media aritmetica gli organi elettivi prescelti sciolti per accertato condizionamento mafioso, io credo che non ci sia semplicemente un problema così banale”.

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