“CRIMINOLOGIA CLINICA” CONCLUSIONI DI UNA PRIMA SEZIONE DI LAVORO

Stamattina alla presenza di molti avvocati, giornalisti e agenti di settore, la dottoressa, psicologa Ines Panessa ha aperto i lavori del convegno di Criminologia Clinica. La dottoressa Panessa con grande gioia ha ringraziato i vari ordini che hanno contribuito a tale incontro ed in particolare la grande psicologa, criminologa, presidente dell’Ikos, dott.ssa Poggiolini che ha organizzato l’evento e con grande entusiasmo ha espresso la felicità di essere finalmente in presenza dopo l’agoniata pandemia che ha bloccato questi importanti eventi. Dopo la presentazione ha ceduto la parola al sostituto procuratore. La dott.ssa Rosa Pensa sostituto procuratore della Repubblica di Foggia ,ha affrontato nell’immediato l’operazione di romanzo criminale. Il giorno in cui si scoprì l’omicidio di Di Bari era lei di turno e da quel giorno le indagine sono state condotte dalla procura sotto la sua direzione e la squadra mobile di Foggia. Un omicidio che l’ha vista per otto, nove mesi più che impegnata e che giorno dopo giorno per le tante crudeltà veniva ferita nella sua moralità di donna sempre più, proprio come ha detto a noi di youfoggia.com,un crimine che le ha cambiato il suo modus pensandi. Questo delitto ê stato denominato “romanzo criminale” perché sembra un delitto venuto fuori dalla penna di uno dei migliori scrittori. Il tutto parte da un primo omicidio, scoperto a Manfredonia di un signore anziano. Ucciso solo per una collanina di oro, pochi euro e una tanica di benzina. Ucciso nel suo box, legato mani e piedi, scotch sulle labbra e posto all’interno del portabagagli della sua macchina, condotta in una campagna. Da questo omicidio si arriva a scoprire ben altri tre omicidi. Sin dall’inizio le indagini erano partite con quasi alcun indizio, infatti non furono trovati neanche segni di scasso nel box. Il sostituto procuratore Pensa inizia a seguire l’unica pista possibile, la compagna di Di Bari ed i suoi figli poco più che ventenni. Nel seguire loro viene fuori la persona del Giannella, amico dei figli della vittima. Giannella aveva alle spalle solo una rapina, ma la cosa strana che la rapina era avvenuta con le stesse modalità , legato ed usato lo stesso scotch. Da qui Giannella e tutti gli altri giovani che erano sempre con lui il giudice decide di metterli sotto intercettazioni. A volte diventava anche difficile ascoltarli perché avevano sempre come sottofondo la canzone “tutta mia la città “ tipico di quei ragazzi giovanissimi che si credono di avere il mondo in mano. Dopo mesi di indagini si scopre la crudele verità, Giannella mesi prima aveva fatto su Siponto due omicidi ma la cosa più grave Giannella nel modo più brutale per pochissimi panetti di hashish aveva ucciso, il ragazzo che da mesi si dava per disperso, ne aveva parlato tanto anche la trasmissione , chi l’ha visto,Cosimo Salvemini. Al termine della relazione del sostituto procuratore dott.ssa Pensa interviene l’avv Potito Marucci per spiegare di come é avvenuto il processo. A parte l’unica minorenne, la Castriotta che all’epoca dei delitti aveva solo 17 anni. Fu proprio lei, la compagna del Giannella che riuscì a portare con un tranello il giovanissimo Salvemini nel box dove dopo ê avvenuto l’indescrivibile omicidio, tanto che lo stesso dopo essere stato sparato, brutalmente ferito con un coltello, una vanga, insieme a Giannella, Conoscitore si ê scavato la propria fossa ed ha pregato prima di morire. Quindi a parte la minorenne, come relazionato dall’avv Marucci tutti hanno subito, così come richiesto il rito abbreviato. La maggior parte del processo si è basato sulle dichiarazioni della Castriotta è molto meno o quasi nulla sulle intercettazioni. La procura ritenne di far venir meno l’art 416 c.p. in quanto non vi era una vera e propria associazione ma un branco che aveva come capo branco il Giannella. Inoltre il Gup Deloiacono rigettó la richiesta del difensore di Giannella sulla perizia psichiatrica depositata. Per il Gup sia l’avvocato che lo psichiatra poco conoscevano il cliente, l’unica che sapeva perfettamente chi fosse Giannella era la sua ragazza, la Castriotta, un uomo crudele che uccide per piacere. Lo stesso avvocato Marucci che seguì solo indirettamente questi omicidi, grazie ad un suo collega nel relazionare sul processo dichiara che all’epoca dei fatti aveva solo 30 anni, quanti ne aveva il Giannella, dopo aver letto nei minimi particolari come era avvenuto l’omicidio di Salvemini per più notti non riuscì a dormire. Giannella uccideva per il semplice gusto di uccidere con complici giovanissimi che lo seguivano per sentirsi dei grandi. Il primo grado terminó con l’ergastolo per Giannella e Conoscitore. In appello confermato l’ergastolo per l’efferato killer, 20 anni per Conoscitore, 5 anni per Salvimini, cugino di Cosimo che di questo omicidio nulla sapeva, due anni per Biondi e 16 anni per la donna di Giannella, la Castriotta. Si chiude con questa relazione la prima parte del convegno in attesa di ascoltare i criminologi e il commissario DAmore.

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