La gerarchia delle fonti: il principe regionale e la salute pubblica e privata dei cittadini

Il Covid ha ridisegnato il nostro stile di vita, la nostra informazione, le nostre priorità.
Anche la gerarchia delle fonti del potere.
Chi se lo ricorda più il dibattito sul federalismo?
Ve li ricordate i governatori, soprattutto del nord a guida leghista, che si battevano per l’autonomia dallo Stato centrale?
Tutto finito, tutti uniti attorno a Draghi e al nuovo sistema di potere regionale e statale che la pandemia ha creato. Di fatto e non sempre di diritto. Il nuovo equilibrio dei poteri ha dei protagonisti assoluti, i nuovi principi, i governatori regionali. Soprattutto del sud, paradossalmente. Emiliano e De Luca, in particolare, hanno guidato la reazione delle amministrazioni regionali ai ritardi e all’inedia del potere centrale per gestire l’emergenza.
Il loro merito è grande, per le tante vite che sono state salvate nonostante l’incapacità iniziale, per mesi, del servizio sanitario nazionale e regionale a capire la gravità di quello che accadeva e a reagire con mezzi più incisivi. Fino al vaccino.
Tuttavia, ora è il momento di fare alcune considerazioni, perché alcuni comportamenti, forse necessari, sono giustificati dall’emergenza, non dalle regole da rispettare, che o erano lacunose o erano in contrasto con i comportamenti.
Ricordiamo, per esempio, che cosa successe con Arcuri, nominato da Conte super commissario per l’emergenza a livello nazionale. Con pieni poteri e totale immunità anche penale, e un bel gruzzolo da spendere e spandere per la bisogna, su fondo speciale personale: 2 miliardi e 350 milioni di euro. Tanti soldi senza obbligo di rendiconto.
L’esperienza di Arcuri, per alcuni (per molti), è sembrata fallimentare e poco trasparente e Draghi lo ha sostituito, appena insediato, senza troppe spiegazioni. Grazie e vattene. Poco elegante ma molto efficace.
L’esempio di Conte/Arcuri è stato mutuato anche in Puglia.
Il governatore, in piena campagna elettorale, si è trovato a gestire l’emergenza sanitaria e l’emergenza elettorale, con il competitor che sembrava poter impedirgli il secondo mandato.
Si è affidato allora ad una service, una società foggiana di recente costituzione nel settore socio-sanitario, a cui era stato graziosamente quasi donato dallo Stato, attraverso una complessa procedura, un patrimonio aziendale di strutture ospedaliere riaccreditate in fretta nel 2017 dall’amministrazione regionale, diventati ospedali di fascia A senza neanche aspettare l’ingresso dell’imprenditore privato a costo zero (per il privato).
A fine marzo 2020 l’emergenza sanitaria è ai livelli massimi anche in Puglia, le RSA dovrebbero essere chiuse e sanificate, ma le ASL non sono in grado di intervenire.
Non hanno mezzi ne’ personale. Bisogna arrangiarsi.
Ecco allora l’idea geniale: individuare un privato Covid-free che possa commissariare le altre RSA piene di contagiati, ospiti e dipendenti, prendere gli ospiti ammalati (e non) e portarli nella propria struttura Covid-free per scelta del principe.
Direte voi, ma non è possibile che una RSA sia senza contagi per ordine regionale.
Infatti non è possibile, la RSA ape regina ha avuto i suoi contagi e anche i suoi morti, tra dipendenti e ospiti, anche con qualche comprensibile lamentela dei familiari dei deceduti.
Ma qualcuno doveva assumersi l’onore e l’onere di intervenire, al di fuori delle regole, per l’inadeguatezza del servizio pubblico regionale e per l’urgenza di fare qualcosa nell’interesse collettivo e, in minima parte, per il lucro personale pubblico-privato.
Qualcuno che, ingenuamente, si lamenta perché, da sindacalista, chiede che la RSA covid-free per diritto regionale venga chiusa per diritto nazionale è naturale dei colleghi dipendenti e pazienti contagiati, viene licenziato.
Giustamente. Non si può allarmare la popolazione e ostacolare il grande progetto regionale dell’emergenza sanitaria ed elettorale.
Pazienza se le regole non vengono rispettate. Ma salvaguardato l’interesse superiore, sanitario ed elettorale.
E infatti l’emergenza è superata, grazie agli ospedali Covid-free con la presenza di Covid giuridicamente innocuo, anche se sul piano umano dannoso come per le altre RSA. Anzi più dannoso, perché gli ospiti sequestrati sani si ammalano una volta giunti al paradiso Covid-free.
Ma di più non si poteva fare.
Tutti contenti, soprattutto l’imprenditore sanitario Covid-free, che nel solo mese di gennaio 2021 ha emesso fatture per oltre 1.500.000 euro alla ASL per le prestazioni rese in favore sia degli interni che degli esterni.
Le prestazioni extra si pagano, almeno per chi è stato scelto per risolvere la crisi pandemica.
E altre prestazioni extra saranno pagate anche ai nostri giorni. Perché le promesse, sanitarie ed elettorali, sono debiti. Che vanno pagati, prima di uscire dall’emergenza e ripristinare le regole.
Ma di questo ci occuperemo nella prossima puntata di questa complessa storia che nasce dal sistema Trani e sarà completata soltanto quando l’attività inquirente farà chiarezza su cause e responsabilità.

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