LA GAZZETTA E LA SUA STORIA ,LA NOSTRA STORIA:PER RICOMINCIARE

Il dott. Sebastio, ex procuratore della Repubblica di Taranto e amministratore unico della Ledi srl, società che dal 10 dicembre 2020 al 31 luglio 2021 ha gestito in affitto la storica testata de La Gazzetta del Mezzogiorno, è stato uomo di legge.
Ma ieri, 7 agosto, ha parlato da imprenditore per difendere una società che, improvvisamente e immotivatamente, secondo tutti e in particolare secondo Assostampa, ha lasciato la gestione del giornale e ne ha provocato la temporanea chiusura dal 2 agosto.
Noi siamo affezionati al più importante giornale del sud, l’unico che attualmente aveva una caratura nazionale.
Lo trovavamo nei bar la mattina, ydal barbiere o dal parrucchiere, in tanti esercizi pubblici dove i tempi di attesa consentivano la sua lettura. Abbiamo raccolto l’appello dei suoi giornalisti quando c’è stato il fallimento della proprieta’ in pieno Covid e l’invito a comprare il giornale, per consentire introiti finanziari e giustificare l’esercizio provvisorio, coraggiosamente concesso dal Tribunale di Bari per garantire la continuità aziendale e la quotidiana pubblicazione del giornale.
Anche in tempi di pandemia.
Per questo non accettiamo le sue spiegazioni, dott. Sebastio, su una scelta senza precedenti che Lei e il gruppo che Lei rappresenta avete adottato e che ha creato la mancata pubblicazione del giornale già da oltre una settimana, con i dipendenti senza stipendio e noi lettori senza la Gazzetta.
Lei afferma nell’intervista a Repubblica che avete chiuso all’improvviso ‘perché non ci sembrava il caso di continuare quando è emerso che la continuità aziendale non era un valore per nessuno’.
Lei parla da imprenditore, naturalmente, non da magistrato, che non è più.
Lei ci sta dicendo, senza neanche giri di parole, che la sua società ha garantito al tribunale, per un mese fino a tutto agosto, la continuità della gestione, ma ha fatto saltare il banco all’ultimo momento, il giorno prima della fine dell’affitto per il quale già nel contratto era prevista proroga semestrale che avevate garantito almeno per un mese.
Il motivo: semplicemente perché avete avuto informazioni dal Tribunale che avevate perso la procedura di aggiudicazione definitiva del giornale, in favore della concorrente Ecologica.
Una ripicca insomma, per creare il caos e far pagare agli organi della procedura, ai lettori e ai dipendenti la mancata assegnazione per diritto divino (e non per la continuità aziendale che invece è stata impedita) del giornale.
E adesso, dopo questo clamoroso pasticcio che la sua società ha cercato di scaricare sul tribunale (che aveva autorizzato la proroga di un mese il 19 luglio e non il 28 luglio, secondo quanto a noi risulta), Lei afferma che la retrocessione al fallimento è reversibile e che la Ledi resta sempre in corsa per riprendersi il giornale.
Ma sta scherzando?
Nessun imprenditore all’altezza si sarebbe mai comportato così, con un atto emulativo finalizzato solo a danneggiare il giornale, la sua grande storia, noi lettori e i suoi dipendenti. Non siamo allo Zecchino d’oro. Li’ c’era la canzone di Carletto, il bambino che l’aveva fatta nel letto per fare un dispetto a mamma e papà.
Carletto va perdonato, la Ledi no.
Noi lettori non perdoniamo.
E pensiamo che anche il tribunale di Bari abbia il diritto e il dovere di non perdonare e di imporre il rispetto delle regole che la sua società ha preteso di non rispettare

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