Rimpasto chiuso a Palazzo di Città. La Giunta è pronta, ma la bufera nella Lega incombe sul Consiglio comunale

Il “minirimpasto” al Comune di Foggia è pronto per essere ufficializzato. Tutte le (poche) nuove caselle sono al loro posto. Domani mattina il sindaco Franco Landella firmerà i decreti di nomina e formalizzerà la composizione della sua Giunta, con gli ingressi di Alessandra Loretti (indicata da Forza Italia) alla guida dell’assessorato alla Sicurezza e alla Legalità, e di Rosario Narciso (espressione di Fratelli d’Italia) che riceverà la delega al Bilancio. Nessun’altra variazione. Circa tre mesi di discussioni, riunioni, tavoli di coalizione e consultazioni hanno prodotto semplicemente due sostituzioni. Anzi, una soltanto (quella di Cinzia Carella, di cui Loretti ha preso il posto) se si considera che l’assessorato al Bilancio era rimasto vacante dopo le dimissioni di Antonio Bove e che la pesantissima delega ai Lavori Pubblici resterà ancora stretta nelle mani del primo cittadino, come accaduto dal momento della sua elezione. Tanto rumore per nulla, dunque. O meglio, tanto rumore per nulla sul fronte dell’esecutivo. Perché la chiusura del rimpasto potrebbe portare con sé una vera e propria bufera in casa leghista. I consiglieri comunali Salvatore De Martino e Concetta Soragnese sarebbero pronti ad abbandonare il partito di Matteo Salvini, che ha confermato la propria delegazione in Giunta. Una delegazione designata dal segretario provinciale Daniele Cusmai e dal vicesegretario regionale Raimondo Ursitti pur senza avere “copertura politica” in Aula, dal momento che gli altri due componenti del gruppo consiliare – Consalvo Di Pasqua e Dario Iacovangelo – fanno riferimento direttamente al sindaco, essendo ex forzisti traslocati nel Carroccio assieme al primo cittadino nel corso della campagna elettorale delle scorse regionali per sostenere il candidato Joseph Splendido. Il lavoro incessante portato avanti nelle ultime ore non avrebbe prodotto alcun risultato rispetto all’esigenza manifestata da De Martino e Soragnese circa un riconoscimento politico, anche in virtù del risultato ottenuto dal loro candidato alle regionali (l’ex segretario cittadino Luigi Miranda, primo dei non eletti della Lega), arrivato a Foggia sostanzialmente appaiato a Splendido, nonostante quest’ultimo avesse dalla sua parte il sindaco, parte della Giunta, i consiglieri ex azzurri, il partito cittadino e provinciale e larga parte della dirigenza delle aziende partecipate. Un tema che quindi incrocia sia il versante propriamente politico (De Martino e Soragnese, tra l’altro, nel gruppo consiliare sono gli unici due consiglieri eletti nella lista leghista alle ultime comunali) sia quello di natura amministrativa. Né la dirigenza provinciale né il sindaco – che pure esprime ben quattro assessori che alle regionali assieme a lui hanno fatto attivamente campagna elettorale per la Lega e per Splendido – si sono però dimostrati disponibili ad offrire uno spazio di rappresentanza per la componente interna dell’ex presidente del Consiglio comunale. Sergio Cangelli, Anna Paola Giuliani (eletti rispettivamente nelle liste civiche “Foggia Vince” e “DestinAzione comune”), Claudia Lioia e Sonia Ruscillo (entrambe in quota Forza Italia al momento dell’elezione di Landella) restano in Giunta. Cosi come vengono confermati Paolo La Torre e Raffaella Vacca. La bufera, come detto, sarebbe di non poco conto. Soprattutto per la geografia dell’Assemblea consiliare e la solidità della maggioranza. Una dichiarazione di indipendenza di De Martino e Soragnese, infatti, ridurrebbe a soli due consiglieri il gruppo della Lega e porterebbe a sei la schiera di quelli indipendenti, attualmente composta da Massimiliano Di Fonso, Pasquale Rignanese, Amato Negro e Danilo Maffei con il loro gruppo “Impegno per Foggia”. Alfonso Fiore, invece, sarebbe stato recuperato alla causa del sindaco attraverso l’accordo che lo porterebbe ad indicare un componente del Collegio Sindacale di Amgas SpA. Insomma, la rottura nella Lega renderebbe l’Aula consiliare una polveriera e darebbe all’esecutivo appena ritoccato una condizione di estrema debolezza. Costringendo il primo cittadino a puntellare la propria maggioranza consiliare, di qui a pochissimo, attraverso un nuovo (e con ogni probabilità ancora più complicato) valzer di assessori. 

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