Scuola nel caos, si salvi chi può

Un Dpcm che sancisce la didattica in presenza per le scuole elementari e medie. La Regione Puglia che conferma l’Ordinanza con cui aveva chiuso gli istituti prima del Decreto del presidente del Consiglio dei Ministri. Due sezioni del Tar Puglia che esprimono altrettanti pareri differenti sulla disposizione del Governatore pugliese: una ne sospende l’efficacia e l’altra ne garantisce la validità. Il presidente della Regione che firma una nuova Ordinanza con cui riapre gli istituti, obbligandoli però ad attrezzarsi per assicurare comunque la didattica a distanza per coloro i quali non se la sentono di mandare i propri figli a scuola e che per questo saranno giustificati.  La scuola in Puglia viaggia a vele spiegate verso il caos. Lo scontro istituzionale tra Regione e Governo si scarica su famiglie, bambini e docenti, letteralmente increduli rispetto alle notizie che si rincorrono di ora in ora, contradditorie e sempre diverse l’una dall’altra.  Il tema, adesso, non è più il “conflitto di competenze”, ma proprio la conoscenza di cosa accadrà.  Un brutta storia, in cui ciascuno può vantare a pieno titolo la propria quota di responsabilità. L’Ordinanza regionale di chiusura delle scuole di ogni ordine e grado, infatti, per ammissione dello stesso assessore alla Sanità Pierluigi Lopalco, più che muovere dal rischio contagio da Covid-19 per studenti e personale scolastico aveva come obiettivo quello di risparmiare al sistema sanitario pugliese, in caso di positivi negli istituti, un complesso lavoro di tamponi e tracciamento che la Puglia non sarebbe stata in grado di reggere. Una decisione molto discutibile, che in filigrana ha mostrato non evidenze scientifiche ma pesanti carenze organizzative. Il Dpcm di Giuseppe Conte, con il quale si è sancita la didattica in presenza per le scuole elementari e medie, ha dunque mandato in confusione tutti. Di colpo famiglie, bambini e docenti si sono ritrovati a chiedersi se si dovesse tornare a scuola o meno, essendoci due indicazioni divergenti. Emiliano ha invocato il rispetto del primo Dpcm, che affidava alle Regioni la facoltà di disporre misure ulteriori in senso più restrittivo ed ha evocato l’intervento della magistratura amministrativa per bloccare le sue decisioni. Un rebus sciolto ieri dal Tar, che tuttavia, per non farci mancare nulla, ha messo nero su bianco due pareri del tutto opposti. Così per tagliare la testa al toro a tarda sera il Governatore ha firmato l’ennesima Ordinanza, con cui ha ripristinato la didattica in presenza, concedendo però a quanti non si sentano sicuri, vista la curva dei contagi in costante aumento, il diritto di non mandare i ragazzi in classe ed obbligando le scuole ad attrezzarsi per garantire la didattica a distanza a favore di quanti ne facciano richiesta. Un elemento, quest’ultimo, per il quale Emiliano ha fatto leva sul pronunciamento del Tar, nella parte in cui i giudici amministrativi hanno palesemente attribuito al Ministero la responsabilità del fatto che molti istituti ad oggi non siano ancora pronti per questa eventualità. Un sonoro ceffone al Ministro Azzolina, che aveva aspramente polemizzato con la Regione Puglia per la prima decisione di sbarrare i cancelli del scuole.  La cronologia degli eventi, sommariamente ricostruita, descrive benissimo in ginepraio di decisioni, norme e prescrizioni che per le famiglie diventa un labirinto inestricabile. Con la prevedibile conseguenza di non capirci un tubo e di lasciare comunque in via precauzionale i bambini a casa, con tutti i disagi di chi, lavorando, spesso non è assolutamente in grado di poterlo fare. Senza considerare l’altra faccia della medaglia: un corpo docente spaventato dal rischio di potersi contagiare e del tutto spaesato rispetto al quotidiano cambio di rotta di chi avrebbe il dovere di assumere posizioni chiare, per un lavoro che imporrà di doversi barcamenare tra didattica in presenza e didattica a distanza (a seconda delle richieste dei genitori) e, soprattutto, per una logistica che rende quest’ultima difficile negli istituti disattrezzati e una chimera per larga parte degli studenti. Ai ritardi degli istituti certificati dal Tar, infatti, si aggiunge la carenza di dispositivi per i ceti sociali meno abbienti e anche l’assenza di quelle infrastrutture immateriali fondamentali per l’attivazione di questo meccanismo. In molte aree della provincia di Foggia, a cominciare dal Subappennino, ad esempio, oltre a scarseggiare i pc o i tablet non c’è un sistema di banda larga che assicuri una adeguata connessione internet. Circostanza che rende impossibile la didattica a distanza e che mette centinaia di famiglie davanti ad un bivio: mandare in aula i bambini esponendoli all’eventualità di un contagio o privarli del diritto all’istruzione.  Difficile dare un suggerimento, consigliare cosa fare e come muoversi. Per il momento i Dirigenti Scolastici hanno rinviato a lunedì la ripartenza della didattica in presenza, in modo da cercare un minimo di organizzazione in tempi strettissimi. L’unica certezza, purtroppo, è la triste consapevolezza che il destino della scuola, della formazione dei bambini e la tranquillità delle famiglie sono stati lasciati irresponsabilmente al “fai da te”. Si salvi chi può.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: