Cerignola(FG): Caserma dei Carabinieri in affitto al prestanome del boss, lo Stato ha sbagliato indirizzo?Si
Caserma dei Carabinieri in affitto al prestanome del boss non si sa come mai sia accaduto,errore umano o mancanza di accortezza?
di Youfoggia.com
CERIGNOLA (Foggia) – C’è un indirizzo che oggi brucia come una ferita sulla mappa della legalità italiana: viale di Levante a Cerignola, dove si trova la caserma dei Carabinieri. Una sede dello Stato, della legge, della giustizia. Peccato che, secondo le ultime rivelazioni emerse da un’inchiesta giudiziaria, l’edificio risulta di proprietà di un presunto prestanome della criminalità organizzata: Antonio Liseno, imprenditore della vicina Basilicata, nome già noto agli investigatori. Un paradosso che sa di beffa, se non di imbarazzo istituzionale.

Il caso, sollevato dalle dichiarazioni di Angelo Finiguerra, pregiudicato di Lavello, ha fatto deflagrare un’indignazione trasversale. Cittadini, sindacati delle forze dell’ordine, politici locali: tutti si chiedono come sia stato possibile un simile corto circuito tra legalità e criminalità, tra Stato e clan.

Cosa inaudita che l’edificio adibito a casa dei Carabinieri finisca in affitto nelle mani – seppur indirette – di un soggetto sospettato di essere un fiduciario del boss?
Mancati controlli o semplice superficialità?
La vicenda, oltre al clamore, pone domande scomode e urgenze reali. I controlli patrimoniali prima della stipula del contratto d’affitto sono stati eseguiti? E se sì, come mai non è emerso il possibile legame tra l’immobile e la criminalità organizzata? Una disattenzione o, peggio, una sottovalutazione sistemica dei segnali?
“Se confermato, è un fatto gravissimo – tuonano fonti sindacali dell’Arma – Lo Stato non può alimentare, nemmeno inconsapevolmente, il circuito del potere mafioso.” E hanno ragione. Perché ogni euro di affitto pagato potrebbe essere finito, in modo più o meno diretto, nelle mani della criminalità. Un cortocircuito che mina la credibilità stessa dell’azione di contrasto alle mafie.
E adesso cosa accadrà?
Le ipotesi sul tavolo sono due: rimanere, con un inevitabile strascico di polemiche e un danno d’immagine pesante per l’Arma, o lasciare la sede, con le difficoltà logistiche che una simile decisione comporterebbe. Ma la vera posta in gioco è un’altra: dimostrare che lo Stato, quando sbaglia, sa anche rimediare in fretta e con fermezza.
Il silenzio delle istituzioni centrali, almeno per ora, pesa come un macigno. I cittadini di Cerignola – già provati da anni di lotta alla criminalità organizzata – meritano una risposta chiara. La legalità non può affittare casa all’illegalità. Nemmeno per sbaglio