Lecce: Appalti pilotati e favori politici sette misure cautelari eseguite dalla Guardia di Finanza

Sette misure cautelari sono state eseguite questa mattina dalla Guardia di Finanza nell’ambito di un’inchiesta su un presunto sistema di potere radicato nella gestione degli appalti pubblici e nei finanziamenti istituzionali. Al centro dell’indagine, coordinata dai pubblici ministeri Francesco Carducci e Laura Prontera, vi sarebbe una rete composta da imprenditori, funzionari pubblici e politici, accusati di aver orchestrato una serie di assegnazioni truccate in cambio di favori e sostegno elettorale.

In carcere è finito Alfredo Barone, imprenditore molto noto nel settore delle costruzioni e ritenuto dagli inquirenti la figura chiave dell’intero sistema. Secondo quanto ricostruito, Barone avrebbe agito come intermediario tra i soggetti pubblici e privati coinvolti, gestendo relazioni e accordi occulti finalizzati all’assegnazione preferenziale di appalti.

Ai domiciliari sono stati posti Marino Congedo, dirigente di un ente pubblico locale, e Maurizio Laforgia, consulente con rapporti consolidati con l’imprenditoria locale. Entrambi sono accusati di aver favorito l’aggiudicazione di gare pubbliche a società riconducibili a Barone, in cambio di benefici personali e supporto elettorale.

Per altri quattro indagati sono scattate misure interdittive, che vietano loro l’esercizio di attività professionali e incarichi pubblici per un periodo stabilito. Gli investigatori mantengono per il momento il massimo riserbo sui nomi, ma si tratterebbe di figure attive nel settore politico-amministrativo e nella progettazione tecnica di opere pubbliche.

L’indagine è partita oltre un anno fa, grazie a una segnalazione anonima seguita da un’attività investigativa che ha incluso intercettazioni telefoniche, acquisizioni documentali e perquisizioni. L’inchiesta ipotizza l’esistenza di un’associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, turbativa d’asta e abuso d’ufficio.

“Un sistema collaudato e radicato sul territorio”, lo definiscono gli inquirenti, che parlano di “una gestione opaca della cosa pubblica, in cui le decisioni venivano prese non nell’interesse dei cittadini, ma per alimentare reti di potere personali”.

Le indagini proseguono e potrebbero portare a nuovi sviluppi nelle prossime settimane.

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