Foggia:Miki De Finis chiarisce “Quel ‘suadente’ era ironico, non un’iperbole complice”
Youfoggia.com ha contattato il dott. De Finis il quale ha condiviso il nostro pezzo che pubblichiamo .
Miki De Finis, chiarisce e non accetta essere complice di considerazioni che non condivide che triplando da buon giornalista e moderatore.”Caro Direttore, mi riferisco al resoconto dato da dall’immediato sull’incontro a San Marco in Lamis dell’europarlamentare Roberto Vannacci, da me moderato.”

Inizia così la puntualizzazione Miki De Finis, intervenuto per chiarire alcuni passaggi interpretati durante l’evento pubblico che ha visto protagonista l’eurodeputato leghista Roberto Vannacci.
L’oggetto del contendere?
Una parola: “suadente”.
Nel dibattito mediatico seguito alla controversa affermazione di Vannacci sui partecipanti al Gay Pride in Toscana, e sul loro ipotetico impiego in contesti bellici, il termine utilizzato da De Finis per descrivere il tono del generale — “suadente”, appunto — è stato travisato e isolato dal contesto originario.

“Vorrei precisare – scrive De Finis – che l’espressione ‘suadente’ da me impiegata per stigmatizzare alcuni concetti espressi da Vannacci aveva un marchiano senso ironico, al pari di un’evidente iperbole”. Un’ironia chiara, sostiene il moderatore, pensata proprio per far emergere la debolezza e l’inconsistenza di certe affermazioni, “camuffate da argomentazioni persuasive, ma in realtà tese solo a solleticare il consenso della platea”.

Il riferimento è all’uso strategico e retorico di affermazioni provocatorie che, secondo De Finis, mirano più alla reazione del pubblico che alla solidità logica delle tesi. “È stata l’eccessiva enfasi utilizzata da Vannacci – continua – a giustificare il mio uso di quel termine, che non va affatto inteso come un’assunzione o approvazione del suo punto di vista, bensì come una lente per evidenziarne la sospetta artificiosità”.

Ma il chiarimento non si ferma qui. De Finis lancia un affondo a chi sia sui social che dietro la tastiera ha strumentalizzato o frainteso la sua dichiarazione, parlando di “leoni da tastiera” vittime di una “cupa miopia al limite di una genetica imbecillità”. E chiude con una battuta carica di sarcasmo: “A costoro potrei solo suggerire di pensare meglio prima di parlare e scrivere, magari attraverso qualche necessaria ed opportuna lettura calda e suadente di Bertoldo”.
Con questa replica, Miki De Finis non solo difende la propria posizione, ma rilancia il dibattito su come le parole – specie in contesti pubblici e delicati – possano essere facilmente distorte, dando luogo a letture ben lontane dall’intenzione originaria. Una lezione su ironia, retorica e sul sottile confine tra commento e complicità.