Bari-Regionali Puglia: poltrone, inciuci e il grande circo delle liste. Tutti contro tutti per un posto al sole”

Come avevamo anticipato nei giorni scorsi, a Bari e in tutta la Puglia la politica è entrata in una fase febbrile e opaca. L’attesa per lo scioglimento dei nodi preliminari delle prossime elezioni regionali – numero di seggi (ancora in bilico tra 40 e 50) e data del voto – ha trasformato il Consiglio regionale in un mercato del “consigliere cerca-casa”. Il vero gioco non è più la buona amministrazione, ma la corsa disperata a trovare la lista più conveniente, quella con meno concorrenza interna, meno scandali e più chance di superare il quorum.

Tutti vogliono esserci. Tutti si aggrappano a quel treno che potrebbe garantirgli altri cinque anni di privilegi. Non importa con chi, non importa dove: ciò che conta è esserci. La parola d’ordine è sopravvivenza politica, anche a costo di tradire alleanze, identità e bandiere.

Nel centrosinistra, la situazione ha assunto toni tragicomici. Da un lato, c’è Antonio Decaro, che ha lanciato una linea chiara: rinnovamento, volti nuovi, discontinuità con il passato. Ma la realtà dei fatti è un’altra: gli uscenti non vogliono mollare la presa, mentre i nuovi arrivati sgomitano per ritagliarsi uno spazio, magari all’ombra del candidato governatore.

A complicare il quadro c’è la fine annunciata della lista Con, il contenitore civico che doveva rappresentare un nuovo modo di fare politica e che invece ha fatto i conti con la realtà giudiziaria dell’ex assessore Alessandro Delli Noci. Dopo la sua disavventura, la lista è diventata un fardello imbarazzante per chiunque voglia candidarsi con un minimo di credibilità. Con è scomparsa dai radar, come se non fosse mai esistita, e difficilmente tornerà sulla scheda elettorale. Ma il punto è: che fine faranno i suoi ex protagonisti? In quale nuova “sigla” tenteranno la ricollocazione? Chi li accoglierà in cambio di pacchetti di voti o accordi sotto banco?

Nel Partito Democratico, la situazione non è migliore. Diktat, veti incrociati, regolamenti interni, guerre intestine: il Pd pugliese è un campo di battaglia in cui si litiga più per le liste che per i programmi. A pesare sono anche le pressioni della segreteria nazionale, decisa a imporre candidature gradite ai piani alti, anche a costo di scontentare i territori.

Il quadro è desolante: una politica senza visione, dove la tattica ha sostituito la strategia, e l’opportunismo ha preso il posto dell’impegno. I cittadini assistono sgomenti allo spettacolo: si parla solo di posti, di seggi, di alleanze e di sondaggi, ma nessuno affronta i problemi reali della Puglia – sanità, trasporti, lavoro, ambiente.

Il grande caos delle liste, il balletto delle candidature, le trattative da retrobottega: tutto lascia intravedere una classe politica che pensa solo a sé stessa, e non a chi l’ha votata. Ma la Puglia non è una casella da riempire nei giochi di potere: è una regione che merita molto di più di questa politica ridotta a mercimonio.

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