Omicidio a Foggia: fermato il presunto responsabile dell’assassinio di Giovanni Mastropasqua
FOGGIA – Le indagini condotte dal Reparto Investigativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Foggia hanno portato all’individuazione e al fermo del presunto responsabile dell’omicidio di Giovanni Mastropasqua, 50 anni, fruttivendolo ambulante, ucciso in via Arpaia, a due passi dal centro cittadino.
Mastropasqua, noto alle forze dell’ordine per il suo temperamento irruento e per atteggiamenti spesso maneschi, è stato ritrovato privo di vita all’interno della propria auto. L’omicidio si sarebbe consumato proprio lì, all’interno dell’abitacolo, in un momento di apparente normalità che si è trasformato in tragedia. I primi rilievi e le testimonianze raccolte, insieme a una scrupolosa analisi delle immagini di videosorveglianza della zona, hanno permesso agli investigatori di risalire a Donato Romano, 43 anni, foggiano, di professione elettricista, incensurato.
Secondo quanto emerso dalle prime ricostruzioni, i due uomini erano insieme in macchina nel momento in cui è avvenuto il delitto. Alla base del tragico gesto, secondo gli inquirenti, ci sarebbe un contrasto economico: un probabile debito di denaro tra i due. Mastropasqua, che non faceva mistero del suo atteggiamento aggressivo verso i debitori, aveva pubblicato in passato sui social video con toni minacciosi: “Pregate sempre che io i soldi li tenga nella tasca, perché se un giorno non li avrò più, vi siete inguaiati. Ve ne dovete andare dalle vostre case.” Ora quegli stessi contenuti potrebbero rivelarsi determinanti per delineare il movente e il contesto che ha portato all’omicidio.
La Procura della Repubblica di Foggia coordina l’inchiesta, e la svolta è arrivata grazie alla visione dei filmati di sicurezza installati nella zona del delitto, che avrebbero immortalato dettagli cruciali per l’identificazione del 43enne. Romano è stato rintracciato e fermato nel tardo pomeriggio di ieri, nei pressi della sua abitazione.
Questo ennesimo fatto di sangue scuote ancora una volta la Capitanata, una terra dove, troppo spesso, i contorni della legalità sembrano confondersi con quelli della giustizia privata. Un episodio che riaccende il dibattito sulla sicurezza urbana, sulla degenerazione dei rapporti personali e sulla crescente tendenza ad affidarsi alla violenza come strumento di risoluzione dei conflitti.
In un contesto in cui le regole sembrano sempre più ignorate, spetta ora alla giustizia ristabilire l’ordine, accertare la verità e fare luce su un delitto che ha scosso l’intera comunità foggiana.