Capitanata: Furto mirato o attacco casuale? La criminalità nelle campagne continua a mietere vittime
Foggia, 21 giugno 2025 – L’ennesimo furto nelle campagne della Capitanata riaccende il dibattito sulla crescente ondata di criminalità che sta colpendo duramente il comparto agricolo. L’imprenditore ho agricolo Lazzaro D’Auria è stato preso di mira da un gruppo di malviventi che hanno rubato un generatore di corrente, essenziale per il funzionamento delle pompe di irrigazione, e il rimorchio utilizzato per il trasporto dello stesso. Il danno è ingente, circa 50mila euro, ma il furto solleva una domanda importante: si è trattato di un attacco mirato all’imprenditore o di un furto casuale?

Un obiettivo chiaro: colpire l’imprenditore?
Lazzaro D’Auria non è un imprenditore qualunque. Originario della Campania e residente da anni nel foggiano, ha denunciato la mafia locale per estorsione, diventando un bersaglio della criminalità organizzata. È un uomo sotto scorta, la cui attività agricola è da tempo nel mirino dei malviventi, per via del suo rifiuto di piegarsi ai ricatti e alle intimidazioni.
Ci si chiede, quindi, se questo furto sia stato un atto casuale o una vera e propria rappresaglia contro D’Auria per il suo coraggio nel denunciare la mafia. La scelta del generatore, un bene vitale per la sua attività, e l’indifferenza verso la sua sicurezza (considerando che l’imprenditore è sotto protezione) fanno pensare a un atto ben più ragionato. Non si può ignorare la sensazione che la criminalità abbia voluto infliggere un colpo simbolico, un altro tentativo di soffocare la sua attività e di intimidirlo ulteriormente.

Ma la domanda che resta aperta è: come può la criminalità rischiare tanto, agendo in un momento in cui l’imprenditore è sotto osservazione? Il rischio di esporre l’azienda a un’indagine o a una rappresaglia delle forze dell’ordine sembra un prezzo troppo alto per i criminali. Forse, però, è proprio questa la natura dell’intimidazione: un atto di forza che mira a dimostrare il controllo sulla zona, ignorando le possibili conseguenze.
La Capitanata: una piaga che non conosce confini
Il caso di D’Auria non è un episodio isolato. La criminalità che assilla le campagne della Capitanata è un fenomeno sempre più diffuso, che non riguarda solo la provincia di Foggia, ma interessa anche le regioni limitrofe come la Basilicata, il Molise e l’Abruzzo. Nelle campagne di queste aree, i furti di attrezzature agricole, le estorsioni e le intimidazioni sono ormai all’ordine del giorno, con gli agricoltori costretti a lottare non solo contro le difficoltà economiche, ma anche contro il pericolo costante di violenze e minacce.
L’agricoltura, un settore vitale per l’economia del Sud Italia, è da anni la principale vittima della criminalità organizzata. Gli agricoltori sono spesso costretti a scegliere tra piegarsi ai ricatti o rischiare di perdere la propria attività, la propria libertà e, in alcuni casi, anche la vita. D’Auria rappresenta, in questo senso, una figura di grande coraggio, un simbolo di resistenza alla criminalità, ma anche un esempio di come, nonostante tutto, si possa continuare a lottare per il proprio lavoro e per la propria dignità.
L’appello di D’Auria: una voce di speranza
Nonostante il danno subito, D’Auria non ha perso tempo. Questa mattina era già al lavoro, cercando di garantire l’irrigazione dei suoi terreni trasferendo urgentemente un altro generatore da una seconda azienda agricola. Ma questa mossa ha comportato un ulteriore sacrificio: quindici operai sono rimasti a casa, bloccati dalla mancanza di energia in un’altra sede. Un altro prezzo che l’imprenditore è costretto a pagare, oltre al danno materiale subito.
Nel corso della giornata del rinvenimento del furto è stata molto difficile, D’Auria ha lanciato un messaggio forte e chiaro ai suoi aggressori, ma anche a tutta la comunità:
“Mi rivolgo a chi vive di furti. Ma perché non andate a lavorare come fanno tutti?
Perché è meglio vivere una vita media e serena che una vita in carcere?” Un messaggio che suona come un grido di speranza, ma anche di denuncia, in un territorio dove l’illegalità sembra aver preso piede in maniera preoccupante.
Le parole di D’Auria non sono solo un invito a riflettere sulla vita e le scelte di chi vive di criminalità, ma anche una chiamata alla resistenza: non dobbiamo piegarci alla violenza e alla paura, ma continuare a lottare per un futuro migliore, per una vita basata sul lavoro onesto e sulla legalità.
Il futuro incerto
La domanda che resta sospesa è se questo tipo di criminalità, capace di sfidare lo Stato e agire senza paura, possa davvero essere fermata. Gli episodi di violenza nelle campagne della Capitanata, ma anche nelle regioni limitrofe, sono il segno di una piaga che non accenna a fermarsi. La criminalità, purtroppo, sembra avere radici profonde, e gli imprenditori come D’Auria sono costretti a combattere una battaglia quotidiana, non solo contro i ladri, ma contro una cultura dell’illegalità che sembra difficile da debellare.
Ma la determinazione di uomini come Lazzaro D’Auria è un faro di speranza in un territorio che ha bisogno di esempi di coraggio e resilienza. Non cederà alle intimidazioni, e il suo messaggio di resistenza è più che mai importante in una Capitanata che ha bisogno di una risposta forte contro la criminalità.