Francavilla Fontana(BR): Il caso Mastropietro cosa mostrano i video e quali sono i dubbi ancora aperti
Un uomo accasciato a terra, presumibilmente stordito o già ferito, sorretto da un agente che, rivolgendosi ai colleghi, esclama: “È fatta, è fatta!”. Mastropietro appare disarmato, seduto o inginocchiato, le mani legate dietro la schiena. La scena, ripresa da un video circolato sui social e ora agli atti dell’inchiesta della Procura, è tra le più controverse emerse dal tragico conflitto a fuoco avvenuto il 12 giugno nelle campagne tra Francavilla Fontana e Grottaglie, in provincia di Brindisi.

Quel giorno è costato la vita al brigadiere Carlo Legrottaglie, 59 anni, colpito durante l’inseguimento di due rapinatori: Michele Mastropietro, poi deceduto, e Camillo Giannattasio, arrestato.

I video: una dinamica ancora da chiarire
I filmati acquisiti dalla Procura mostrano l’arrivo di tre agenti: uno in moto, uno a piedi, e un terzo subito dopo. L’identità di chi ha ripreso la scena non è stata ancora accertata, ma la vicinanza dell’inquadratura fa ipotizzare che si trovasse sul luogo dei fatti, e fosse un poliziotto, forse parte dell’operazione stessa o comunque molto vicino agli agenti.

La scena appare sorprendentemente tranquilla. Mastropietro è a terra, non impugna armi, non tenta la fuga né oppone resistenza. È fermo, probabilmente già colpito. Uno degli agenti lo trattiene alle spalle e grida ai colleghi che l’uomo è stato bloccato. Si nota una breve interazione, poi il fermo. Poco dopo, però, Mastropietro muore.

La sequenza, ora oggetto di analisi da parte degli inquirenti, solleva interrogativi pesanti: era davvero necessario usare ulteriore forza? Era ancora un soggetto pericoloso?
Le ipotesi degli inquirenti
Sulla base di questi elementi, la Procura ha iscritto due agenti nel registro degli indagati per omicidio colposo. L’ipotesi è che l’intervento, sebbene in un contesto di estrema tensione, possa essere stato non proporzionato rispetto alla condizione effettiva di Mastropietro.
Se il sospettato era già neutralizzato, ferito, con le mani legate e privo di armi, la sua uccisione potrebbe configurare un uso improprio della forza. Gli inquirenti vogliono capire cosa sia successo tra il momento dell’arresto e la morte dell’uomo.
Chi ha ucciso il brigadiere Legrottaglie?
Un altro interrogativo fondamentale resta aperto: chi ha sparato il colpo che ha ucciso il brigadiere Legrottaglie? Le prime ricostruzioni non permettono ancora di attribuire con certezza il proiettile a Mastropietro o al suo complice Giannattasio, che – secondo le ricostruzioni – si sarebbe arreso senza sparare.
Per fare luce su questo aspetto, la Procura ha aperto un fascicolo parallelo. L’analisi balistica, le testimonianze e i video saranno determinanti per ricostruire la catena degli eventi e stabilire chi sia il responsabile della morte del carabiniere.
Un’indagine difficile tra dolore e incertezze
Le immagini diffuse, insieme alle testimonianze e alle perizie in corso, rappresentano oggi il cuore dell’indagine. Tuttavia, l’emersione del video – diventato virale prima ancora di un’analisi ufficiale – ha complicato ulteriormente la situazione. Le autorità stanno cercando di capire chi abbia registrato la scena, con quale dispositivo e in quali circostanze, poiché anche questo dettaglio potrebbe offrire elementi utili alla ricostruzione.
Intanto, Ostuni e tutto il territorio sono scossi da una doppia tragedia: quella di un servitore dello Stato caduto in servizio e quella di un sospettato morto in circostanze ancora poco chiare. A questo si aggiunge il peso della responsabilità che grava sugli agenti coinvolti, chiamati a operare in condizioni estreme.
Il tempo della Giustizia
In attesa di una verità giudiziaria, serve prudenza. Le immagini offrono indizi, ma non possono sostituirsi all’intero quadro investigativo. Ogni giudizio prematuro rischia di alimentare tensioni e polarizzazioni che non aiutano la comprensione dei fatti.
Questa vicenda impone riflessioni profonde sul rapporto tra legalità, uso della forza e trasparenza nelle operazioni di polizia. Ma impone anche rispetto per chi è morto, per chi è stato coinvolto e per chi dovrà ricostruire la verità con rigore e oggettività.
Solo la giustizia, attraverso prove solide e tempi corretti, potrà fare chiarezza. E rendere onore, senza ombre, a chi ha perso la vita e a chi quella verità ha il dovere di cercarla.