Foggia:Una bomba giudiziaria sul Comune chi pagherà davvero i 27 milioni di euro?

FOGGIA – Dopo la sentenza del 16 giugno 2025 che condanna il Comune di Foggia e 14 tra ex amministratori, dirigenti e loro eredi al pagamento di oltre 27 milioni di euro alla Curatela del fallimento Amica S.p.A., si apre una fase delicatissima per la città. Le conseguenze economiche, politiche e giudiziarie rischiano di essere devastanti. Ma quali saranno le mosse della sindaca? E cosa accadrà ora ai soggetti condannati?

Le complicanze per l’attuale amministrazione
L’amministrazione comunale è ora davanti a un bivio drammatico. La sentenza è immediatamente esecutiva e impone il reperimento urgente di una cifra enorme. Ciò comporta inevitabili ripercussioni sul bilancio e rischia di provocare:

Uno squilibrio contabile irreversibile;
Un possibile dissesto finanziario (con conseguente blocco della spesa e perdita dell’autonomia gestionale);
Aumenti della tassazione locale e tagli ai servizi essenziali.
La giunta guidata dalla sindaca Episcopo sarà quindi obbligata a portare in Consiglio una variazione di bilancio, affrontando proteste e pressioni da ogni fronte. Non farlo significherebbe rischiare la paralisi amministrativa e, in ultima analisi, il commissariamento dell’ente.

La sindaca agirà in rivalsa o ignorerà i responsabili?
Una delle questioni centrali riguarda l’azione di rivalsa. Giuridicamente, il Comune ha la facoltà – e secondo molti anche il dovere – di rivalersi nei confronti degli ex amministratori e dirigenti condannati in solido.

Non farlo significherebbe addossare l’intero onere economico sulle spalle della collettività, esonerando di fatto i veri responsabili. La sindaca dovrà decidere se:

Cosa rischiano ora i soggetti condannati?
Gli ex amministratori, funzionari e gli eredi coinvolti nella sentenza sono ora esposti a gravissime conseguenze patrimoniali. La condanna ha valore immediatamente esecutivo, e ciò comporta:

Avviare cause civili di rivalsa per recuperare quanto più possibile dai soggetti condannati;
Oppure evitare il confronto politico e giudiziario, lasciando che siano solo i cittadini a pagare.
Un atteggiamento attendista o, peggio, omissivo, sarebbe interpretato come una grave mancanza di responsabilità politica e potrebbe innescare un’ondata di proteste o addirittura richieste di dimissioni.

Pignoramenti di beni mobili e immobili;
Blocco di conti correnti;

Azioni esecutive da parte della Curatela, che può iniziare subito a rivalersi su quanto in possesso dei soggetti.
Per cercare di bloccare l’effetto esecutivo della sentenza, i condannati potranno:

Proporre appello alla Corte d’Appello di Bari;
Chiedere la sospensione dell’esecutività della sentenza, tramite istanza cautelare (art. 283 c.p.c.);
Tentare un accordo transattivo con la Curatela, anche se ciò appare difficile considerata l’entità del danno.
Tuttavia, salvo sospensione da parte della Corte, gli effetti esecutivi sono già in corso. E il conto, nel frattempo, lo paga l’intero Comune.

Il conto più salato lo pagano i cittadini
Quella del 16 giugno non è solo una sentenza giudiziaria.
È una sentenza politica e morale che mette la città di Foggia davanti a un duro esame di coscienza.
Dopo anni di gestione opaca e irresponsabile, oggi arriva il conto. E non è solo economico.

La sindaca Episcopo e l’intero Consiglio comunale dovranno dimostrare di essere all’altezza del momento storico, decidendo se tutelare l’interesse pubblico o piegarsi alla logica del silenzio e dell’impunità.

Nel frattempo, i cittadini si chiedono:
Pagheranno davvero i responsabili? Oppure, ancora una volta, saremo solo noi a farne le spese?

Un’amministrazione seria e trasparente ha il dovere non solo di agire legalmente contro i responsabili, ma anche di spiegare ai foggiani ogni passo. Perché il tempo del silenzio è finito. Ora servono verità, giustizia e risposte concrete.

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