Lecce:Meloni agita la politica dalla Puglia “Via il limite dei due mandati per i governatori” — Provocazione o strategia?
LECCE — La dichiarazione lanciata da Giorgia Meloni in terra salentina non è passata inosservata, anzi ha scatenato un vero terremoto politico. Fratelli d’Italia apre ufficialmente alla cancellazione del limite dei due mandati per i presidenti di Regione. A ribadirlo, con tono deciso, è stato il deputato Giovanni Donzelli, responsabile dell’organizzazione del partito, nel corso della convention “Spazio lavoro, l’Italia riparte da imprese e lavoratori”.
Ma è davvero una proposta convinta o un abile colpo di teatro politico?
La domanda resta sospesa come una nuvola carica di tempesta. Perché questa uscita, a pochi mesi dall’avvio delle grandi manovre per le regionali, mette in chiara difficoltà non solo l’opposizione, ma anche parte della stessa maggioranza. E soprattutto — ed è questo il punto cruciale — rimescola completamente le carte in Puglia, dove il Partito Democratico è già allo sbando dopo settimane nere tra arresti eccellenti e dimissioni pesanti.

Una mossa per spiazzare tutti?
Quella di Meloni è una mossa che ha il sapore della sfida lanciata ai limiti della democrazia rappresentativa, ma anche della provocazione calcolata. La proposta, che suona come una carezza al governatore del Veneto Luca Zaia — già alla guida della sua regione da quasi 15 anni e sempre più ambizioso — crea però un cortocircuito politico. Perché se da un lato rassicura alcuni baroni del centrodestra, dall’altro obbliga il centrosinistra a un’immediata e dolorosa riflessione interna.
La domanda che serpeggia in queste ore nei corridoi della politica è:
Meloni è realmente intenzionata ad andare fino in fondo?
Oppure si tratta di un modo per misurare la tenuta del suo stesso partito, per “testare” il consenso interno ed esterno su un tema che tocca il cuore della rappresentanza istituzionale?
Il PD pugliese nel caos
Intanto, in Puglia il Partito Democratico sta vivendo uno dei suoi periodi più critici. Gli arresti recenti di dirigenti regionali e il caso Delle Noci — l’ex assessore costretto alle dimissioni per un accordo con la Procura che gli ha permesso di uscire dai domiciliari — hanno aperto una crepa profonda nel fronte progressista. La base è disorientata, la leadership frammentata, e ora arriva anche questo affondo dal centrodestra, che rischia di far saltare gli ultimi equilibri.
La sinistra non sa più che posizione prendere: c’è chi invoca un rinnovamento radicale, chi sogna il ritorno di vecchie glorie, e chi — in modo silenzioso ma non meno efficace — spera in un accordo last minute per salvare il salvabile. Ma la Meloni, da Lecce, li ha messi tutti con le spalle al muro.
Destra e sinistra senza bussola
E la verità è che oggi, in Puglia, né la destra né la sinistra sembrano avere una direzione. Il centrodestra, nonostante l’apparente compattezza, mostra crepe ideologiche profonde: il limite ai mandati è un principio che fino a ieri era ritenuto sacro da molti, e ora rischia di essere sacrificato sull’altare della continuità del potere. Nel centrosinistra, il caos è già sotto gli occhi di tutti, e le primarie interne sembrano sempre più una recita stanca senza spettatori.
Un effetto domino nazionale?
Le parole pronunciate a Lecce non rimarranno confinate al Sud. L’idea di abolire il limite dei due mandati per i governatori potrebbe generare un effetto domino in tutto il Paese. Governatori come Zaia — che ha subito commentato: “Ho le carte in regola per vincere ancora” — già fiutano l’occasione. E mentre alcuni applaudiranno alla stabilità e all’esperienza, altri grideranno all’inganno democratico.
Tra cinismo politico e intuizione strategica
In questo scenario confuso, una cosa è certa: Giorgia Meloni ha mosso una pedina pesante. Che sia convinzione profonda o provocazione studiata, ha imposto a tutti un cambio di passo. Ha costretto il centrosinistra a guardarsi allo specchio, ha risvegliato ambizioni sopite nel centrodestra, e soprattutto ha riportato la politica regionale al centro del dibattito nazionale.
E forse è proprio questo, in fondo, il vero obiettivo. Rimescolare le carte. Scompigliare il tavolo. E costringere tutti — amici e avversari — a mostrarsi per ciò che sono davvero.