FOGGIA: BOMBA A OROLOGERIA IN PROVINCIA I SETTE CONSIGLIERI FIRMANO LA SFIDUCIA POLITICA A NOBILETTI, MA IL GIOCO È PIÙ SPORCO DI COSÌ


Dietro il voto contrario al Rendiconto 2024 si nasconde un piano politico ad alta tensione. Spuntano i nomi di Piemontese, Cusmai ed Emiliano. Si parla di fondi bloccati e confessioni esplosive. Ora tutto può saltare.

FOGGIA – Non è una semplice crisi istituzionale. Non è solo un voto contrario. È un attacco chirurgico, costruito con freddezza e mosso da motivazioni che vanno ben oltre la contabilità pubblica. A farlo esplodere sono stati in sette: Leonardo Cavalieri, Pasquale Ciruolo, Tonio De Maio, Giosuè Del Vecchio, Emilio Di Pumpo, Giuseppe Mangiacotti e Anna Rita Palmieri. Non sono dei passanti politici. Sono il braccio armato di una strategia di potere che ha preso di mira il presidente Giuseppe Nobiletti con un obiettivo preciso: farlo fuori.

Un voto che pesa come un’accusa: “Nobiletti si deve dimettere”
I sette non usano giri di parole. Nel loro documento del 9 giugno, lo dicono chiaramente: la fiducia politica è finita, Nobiletti si deve dimettere. Il voto contrario al rendiconto 2024 non è stato un incidente: è stato un messaggio in codice aperto, un’implosione istituzionale con un destinatario chiaro e un regista dietro le quinte.

Dietro le quinte: Piemontese, Cusmai ed Emiliano
Fonti interne alla Provincia confermano che a guidare l’operazione ci sarebbero Raffaele Piemontese e Rosario Cusmai, registi politici in quota PD e CON, con un ruolo non marginale anche per l’ex presidente della Provincia, Gatta. Tutti riconducibili, direttamente o indirettamente, alla galassia di Michele Emiliano, il vero dominus del progetto CON (Contro Ogni Nemico), che di “dialogo” e “centralità” ha fatto bandiera. Ma qui di dialogo non c’è nulla: c’è una guerra intestina combattuta a colpi di bilancio, dossier e confidenze sussurrate nei corridoi.

E se Emiliano – da leader assoluto del progetto – finge di restare al di sopra delle parti, la realtà parla chiaro: la macchina del potere regionale è già in moto e Foggia è diventata il laboratorio di una strategia che punta alle prossime elezioni regionali.

Il sospetto: bilancio bloccato, campagna elettorale in sofferenza.
Dietro la bocciatura del Rendiconto c’è di più. Secondo indiscrezioni raccolte in ambienti provinciali, il blocco del documento impedisce l’arrivo di fondi statali, che sarebbero stati determinanti per alimentare capitoli di spesa “sensibili” – alcuni dei quali, a quanto pare, destinati ad attività legate alla campagna elettorale ormai alle porte. Fondi che oggi sono congelati, gettando nel panico chi pensava di usarli come carburante politico.

Il rendiconto non è solo un documento finanziario. È il rubinetto da cui passa tutto: servizi, stipendi, progetti, appalti. E – in certe logiche – anche favori, equilibri, clientele.

Confidenze esplosive: il caso del “rappresentante di CON”
E non finisce qui. Sempre secondo indiscrezioni raccolte in ambienti comunali, alcuni consiglieri del Comune di Foggia si sarebbero recati da Nobiletti, preoccupati dal caos in atto. In quell’occasione, il presidente – esasperato – avrebbe fatto pesanti considerazioni su un rappresentante di CON, accusandolo di aver gestito potere e risorse pubbliche per fini personali (Si dovranno verificare). Se queste confidenze venissero confermate, si aprirebbe uno squarcio devastante su ciò che davvero è accaduto nella stanza dei bottoni.

La resa dei conti è iniziata. E nessuno è più al sicuro.
Siamo di fronte a una bomba a orologeria. Un equilibrio apparente che sta per saltare. Il documento dei sette è solo la miccia. La polvere da sparo è sparsa ovunque: tra gli equilibri interni al centrosinistra, nei rapporti tesi con l’opposizione, nei silenzi ambigui della Regione.

E mentre Nobiletti resta – solo, indebolito, accerchiato – a difendere la sua posizione, la macchina del fango e della demolizione avanza. La Provincia di Foggia è diventata il campo minato della politica pugliese, un luogo dove ogni parola pesa, ogni voto esplode, ogni alleanza vacilla.

Il futuro? O si fa pulizia, o si va in frantumi
Il punto non è più solo se Nobiletti resterà. Il punto è cosa accadrà una volta che la frattura sarà irreversibile. Si rischia lo scioglimento anticipato del Consiglio. Si rischia il commissariamento. Si rischia che il governo centrale decida di intervenire, a colpi di decreto, per salvare il salvabile.

Ma una cosa è certa: quello che sta succedendo oggi nella Provincia di Foggia è solo l’inizio. Una resa dei conti feroce, senza prigionieri. E chi pensava di usarla come trampolino politico, potrebbe ritrovarsi sotto le macerie di un sistema imploso.

Il conto arriverà. E non sarà solo politico.

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