Foggia:Tutti i partiti vogliono sezioni distaccate della DDA una vera risposta alla criminalità organizzata o si chiede solo per avere consensi elettorali?
Negli ultimi anni, una proposta che ha catturato l’attenzione di molti, sia a livello politico che mediatico, è l’istituzione di sezioni distaccate della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) in diverse zone dell’Italia. La proposta, che vede tutti i partiti concordi, ha suscitato non poche polemiche e interrogativi: è davvero necessaria una DDA locale, o potrebbe essere più utile potenziare le procure già esistenti, magari rafforzandole con il supporto delle forze di polizia e con l’introduzione di unità specializzate come la DIA?
E soprattutto, quanto c’è di concreto in queste richieste: una vera esigenza di contrastare la criminalità organizzata o, piuttosto, una strategia per guadagnare consensi elettorali?
La proposta di una DDA a Foggia: più potere o solo un’illusione?
Una delle proposte più discusse negli ultimi tempi è quella avanzata dal Movimento 5 Stelle, che non sappiamo con quali dati abbia richiesto questa.Il M5S sostiene l’istituzione di una sezione distaccata della DDA a Foggia, una delle zone colpite dalla presenza delle mafie nel sud Italia. Questo suggerimento è stato accompagnato da un argomento ricorrente: una maggiore presenza della magistratura sul territorio permetterebbe di contrastare in modo più efficiente le organizzazioni mafiose attive nella zona, come la Società Foggiana.
Un’operazione di marketing politico?
La domanda che molti si pongono riguarda la vera motivazione che spinge i partiti politici a sostenere queste proposte. Se da un lato si fa leva sulla necessità di combattere la criminalità organizzata, dall’altro è evidente che ogni proposta di questo tipo potrebbe essere interpretata come una mossa per raccogliere voti. Potenziare la presenza della DDA sul territorio, infatti, potrebbe rivelarsi una strategia vincente per chi cerca di acquisire il consenso di cittadini stanchi della criminalità e della paura che questa genera.
Tuttavia, c’è chi contesta questa proposta, sottolineando che Foggia già beneficia del supporto della Direzione Investigativa Antimafia (DIA) condotta in maniera professionale dal direttore Ten.col.dei Carabinieri Paolo Iannucci,un sistema di collaborazione tra le forze dell’ordine, che include il Comando provinciale della Guardia di Finanza, la Polizia di Stato, i Carabinieri e i reparti speciali dell’Arma, come il ROS. Inoltre, le informazioni raccolte da queste unità vengono regolarmente trasmesse alla DDA di Bari. In sostanza, non mancano strumenti e risorse per fronteggiare la criminalità organizzata.
Quindi, ci si chiede: ha davvero senso duplicare le strutture, con il rischio di moltiplicare i costi e complicare la gestione?
Un esempio lampante di questo fenomeno è la retorica spesso utilizzata da partiti e media sulla diffusione “incontrollata” della mafia in Italia. Un tema che, sebbene vero, viene talvolta amplificato per suscitare un’emozione collettiva che legittimi la richiesta di nuove strutture, come la DDA. Tuttavia, la creazione di nuove sezioni distaccate della DDA potrebbe essere più un’operazione politica che una reale soluzione ai problemi legati alla criminalità.
Potenziare le strutture esistenti: una via più sostenibile?
Un’alternativa alla creazione di nuove DDA sarebbe quella di rafforzare le procure esistenti con l’integrazione delle unità della DIA e la creazione di task force locali, formate da uomini delle forze dell’ordine specializzati nel contrasto alla criminalità organizzata. Potenziare le strutture già presenti non solo sarebbe meno costoso, ma anche più efficace in termini di coordinamento e flessibilità operativa. I dati e le informazioni raccolte dalle forze di polizia locali potrebbero essere trasmesse tempestivamente alla DDA di Bari, senza necessità di duplicare strutture già esistenti.
Una soluzione del genere, inoltre, non comporterebbe l’apertura di nuovi uffici e la necessità di assumere personale, ma si baserebbe piuttosto sul potenziamento delle risorse umane e logistiche a disposizione delle strutture già operative. Così facendo, si eviterebbe il rischio di sprecare fondi pubblici in iniziative che potrebbero rivelarsi più simboliche che pratiche.
La lezione di Giovanni Falcone
Se vogliamo fare un passo indietro e riflettere sul modello ideale di contrasto alla mafia, non possiamo non citare Giovanni Falcone, uno dei magistrati che ha più di tutti contribuito a delineare la strategia per combattere le organizzazioni mafiose. Falcone sosteneva che la lotta alla mafia doveva essere una “battaglia di sistema”, che non riguardava solo la magistratura ma anche le forze di polizia, le istituzioni politiche e la società civile. In questo quadro, le DDA, pur essendo uno strumento fondamentale, non dovevano essere l’unico elemento della strategia di contrasto.
Anche se la creazione di nuove DDA distaccate potrebbe sembrare una risposta immediata, la realtà è che la lotta alla mafia non può basarsi solo sull’aumento delle strutture. La vera sfida è garantire un sistema integrato e coordinato, dove tutte le forze in campo operano insieme per contrastare la criminalità organizzata in modo efficace e sostenibile.
La proposta di aprire sezioni distaccate della DDA in varie zone d’Italia risponde sicuramente a una richiesta di maggiore sicurezza, ma non è priva di contraddizioni. Se è vero che la lotta alla criminalità organizzata richiede interventi concreti e risoluti, è altrettanto vero che creare nuovi uffici e strutture potrebbe rivelarsi un’operazione più legata alla visibilità politica che a una reale necessità operativa. Sarebbe più utile, invece, rafforzare le strutture già esistenti e ottimizzare il coordinamento tra le varie forze di polizia.
In ultima analisi, è necessario interrogarsi sulla reale efficacia di ogni proposta, evitando che la lotta alla mafia diventi un pretesto per ottenere consensi elettorali a discapito della realizzazione di soluzioni concrete e sostenibili. Il contrasto alla criminalità organizzata non può essere ridotto a una mera questione di numeri e strutture, ma deve essere il frutto di un impegno costante e coordinato, in cui la sinergia tra le diverse istituzioni è l’elemento chiave.