Maxi Operazione Antidroga: Smantellato un Cartello Criminale tra Gargano e altre Regioni Italiane

La Polizia di Stato ha concluso con successo una vasta operazione che ha smantellato un’importante rete di traffico di droga tra il Gargano, la BAT e altre zone d’Italia. Gli agenti hanno arrestato dieci persone, tra cui il capo dell’organizzazione, Elidon Buxheli, noto con il soprannome di “Nano Malefico”. L’inchiesta ha rivelato l’esistenza di un’organizzazione che trafficava cocaina e hashish su vasta scala, con operazioni che si estendevano ben oltre la Puglia, toccando anche altre regioni italiane.

L’Identikit del Capo: Chi Era Elidon Buxheli, il “Nano Malefico”?
Il personaggio centrale della rete era Elidon Buxheli, un 48enne di origine albanese, descritto dagli inquirenti come un uomo estremamente riservato, astuto e sfuggente. Nonostante la sua statura minuta, che gli è valsa il soprannome di “Nano Malefico”, Buxheli era una figura temuta e rispettata nell’ambito criminale. La sua abilità nel rimanere sotto il radar delle forze dell’ordine gli ha permesso di dirigere l’intera operazione illecita per anni, senza mai attirare troppo l’attenzione su di sé.

Secondo le indagini, Buxheli avrebbe organizzato e diretto i traffici di stupefacenti in collaborazione con altri complici, tra cui Angelo Di Nauta, Leonardo Cursio e Rosita Sacco. La droga, principalmente hashish e cocaina, veniva distribuita in diverse città italiane, da Lesina e Cerignola fino a San Benedetto del Tronto e Ruvo di Puglia. La rete operava con grande efficienza, garantendo rifornimenti costanti alle piazze di spaccio locali e generando ingenti profitti.

Buxheli aveva un profilo particolarmente schivo: non utilizzava telefonia tradizionale, preferendo comunicare esclusivamente tramite WhatsApp. Evitava ogni forma di esposizione, si spostava solo e raramente parlava con i suoi complici. Utilizzava veicoli intestati a terzi e si rifugiava in punti d’incontro lontani da occhi indiscreti. La sua attenzione al dettaglio e la paranoia riguardo alle intercettazioni lo hanno reso uno dei criminali più difficili da intercettare e fermare.

L’Organizzazione: Traffico di Droga su Larga Scala
Le indagini hanno rivelato che l’organizzazione di Buxheli non si limitava al traffico locale di droga, ma operava su scala nazionale. Un episodio emblematico riguarda la cessione di 13 chili di hashish, che venivano trasportati da Lesina a San Benedetto del Tronto. I dettagli delle operazioni erano meticolosamente pianificati e gestiti con grande efficienza: veicoli specifici venivano utilizzati per ogni missione, e i membri del gruppo, sebbene legati da forti vincoli di complicità, avevano ruoli ben definiti.

Un’altra prova della determinazione e della disciplina della banda emerge da un episodio che coinvolge Rosita Sacco, una delle complice di Buxheli. La donna si lamentava con Leonardo Cursio, un altro membro della rete, per il compenso che le era stato promesso per un viaggio in cui aveva trasportato 20 kg di hashish. Nonostante le sue rimostranze, l’accordo era chiaro, e la somma pattuita non veniva modificata. A testimonianza del rigore con cui l’organizzazione operava, Sacco e Cursio erano pronti a organizzare nuovi viaggi, ma ogni dettaglio doveva essere concordato con precisione.

Il “Fantasma” del Crimine: Come Lavorava Buxheli
La figura di Elidon Buxheli si staglia come quella di un “fantasma” del crimine, difficile da individuare e ancor più difficile da fermare. La sua paranoia per le intercettazioni lo portava a usare solo mezzi di comunicazione sicuri e a mantenere un comportamento che sembrava sfidare qualsiasi forma di controllo. Sebbene la sua condizione fisica non fosse imponente, la sua astuzia, la sua discrezione e la sua capacità di manipolare gli altri lo rendevano estremamente pericoloso.

Nel corso delle indagini, è emerso che Buxheli preferiva comunicare con i suoi complici usando messaggi criptati su WhatsApp, evitando ogni contatto telefonico diretto. Inoltre, aveva l’abitudine di usare veicoli intestati a terzi, in modo da rendere più difficile seguirne i movimenti. Durante un periodo delle indagini, è stato inoltre rintracciato in una casa a Campomarino (CB), dove Cursio e Sacco vivevano, e dove Buxheli era stato sottoposto agli arresti domiciliari. Questo suggerisce come, pur essendo ristretto, fosse in grado di gestire i traffici e dare indicazioni ai suoi uomini sul campo.

Il soprannome di “Nano Malefico” non è solo una questione di statura, ma anche un riferimento alla sua capacità di muoversi nell’ombra e sfuggire a qualsiasi forma di sorveglianza. La sua fama tra i membri della banda e nel mondo del crimine era tale che il suo nome era sinonimo di pericolosità e di abilità nel mantenere il controllo delle operazioni, anche quando sembrava che la polizia fosse ormai a pochi passi dal fermarlo.

Il Ruolo delle Forze dell’Ordine e le Conseguenze dell’Operazione
L’operazione che ha portato all’arresto di Buxheli e dei suoi complici è stata possibile grazie a un lavoro investigativo intenso, che ha visto il coinvolgimento di pedinamenti, intercettazioni telefoniche e appostamenti strategici. La Polizia ha inflitto un duro colpo al traffico di stupefacenti, ma la lotta contro il crimine non si ferma qui. Le indagini potrebbero portare ad altre scoperte e arresti, in quanto non è escluso che vi siano altri membri della rete ancora attivi e pronti a riorganizzarsi.

Nonostante il successo dell’operazione, gli inquirenti avvertono che la strada per sconfiggere definitivamente organizzazioni mafiose come quella diretta da Buxheli è ancora lunga. Tuttavia, questo intervento segna un passo significativo nel contrasto al narcotraffico e al crimine organizzato, un settore che continua a minacciare la sicurezza e la tranquillità delle comunità italiane.

La lotta contro la criminalità è un compito che richiede tempo, ma il lavoro della Polizia di Stato e l’efficacia delle indagini sono segni che la giustizia può e deve prevalere. Con l’arresto del “Nano Malefico” e dei suoi alleati, il crimine ha perso uno dei suoi leader più temuti. Ma la guerra non è finita: l’ombra del traffico di droga continua ad aleggiare sulle piazze italiane, e solo il continuo impegno delle forze dell’ordine può fermarlo definitivamente.

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