San Nicandro:(FG):Droga e soffiate riservate: l’inchiesta che scuote le istituzioni. Undici arresti tra Lesina e San Nicandro Garganico

di [cesare Bifaro]

LE SINDONIE DEL SILENZIO — Come avevamo ampiamente anticipato nei nostri precedenti approfondimenti, l’indagine che nelle scorse ore ha condotto all’arresto di undici persone, in prevalenza residenti a Lesina e San Nicandro Garganico, ha scoperchiato un sistema pericoloso quanto inquietante. Non si tratta solo di un’operazione anti-droga. In gioco c’è molto di più: l’infiltrazione sistemica della criminalità organizzata in ambiti in cui il segreto d’ufficio dovrebbe rappresentare un baluardo invalicabile.

Le ‘gole profonde’ dentro le istituzioni

Ciò che emerge con forza dall’inchiesta è la presenza di “gole profonde” all’interno delle istituzioni. Figure – tuttora oggetto di accertamenti – che avrebbero fatto filtrare informazioni coperte da riservatezza investigativa, trasmesse poi ai gruppi criminali. Una strategia che ha consentito agli indagati di muoversi costantemente con un passo d’anticipo rispetto agli inquirenti. A confermarlo sono intercettazioni e riscontri diretti raccolti nel corso di mesi di indagini serrate, condotte con determinazione dai Carabinieri.

Una fiducia da non tradire

È proprio per questo che, prima di entrare nel dettaglio dei fatti, sentiamo il dovere di ribadire un concetto fondamentale: nonostante i tentativi di corruzione, infiltrazione e minaccia, è indispensabile continuare ad avere fiducia nelle istituzioni e negli uomini e donne che le rappresentano. Come in questo caso l’Arma dei Carabinieri, che, con competenza e fermezza, ha portato avanti un’indagine tanto complessa quanto delicata.

Un’organizzazione spregiudicata

Il quadro che emerge dall’ordinanza firmata dal Gip è drammatico. Gli indagati – molti dei quali con precedenti specifici – sono descritti come individui pienamente inseriti nel circuito dello spaccio, con un’attività strutturata e ben organizzata. Non solo: diversi di loro si trovavano già in regime di misure cautelari al momento dei nuovi reati. Nonostante ciò, hanno continuato a gestire traffici illeciti senza mostrare alcun segno di ravvedimento, dimostrando una spregiudicatezza che ha allarmato gli investigatori.

Il giudice parla esplicitamente di “assenza di volontà di cambiare vita” e di “rafforzamento dei legami criminali”. L’attività di spaccio, invece di essere contenuta o interrotta, ha trovato nuovi canali, nuove complicità, nuove risorse. Un’evoluzione pericolosa che richiama l’attenzione sull’urgenza di un’azione sinergica tra giustizia, forze dell’ordine e società civile.

Un campanello d’allarme per il territorio

Lesina e San Nicandro Garganico, comuni già segnati da dinamiche complesse, tornano così al centro della cronaca per motivi tutt’altro che rassicuranti. L’operazione, frutto di mesi di pedinamenti, intercettazioni e riscontri, ha permesso di disarticolare un’organizzazione con ramificazioni più ampie di quanto inizialmente ipotizzato.

Ma non basta l’arresto di undici persone a spegnere l’allarme. Questa vicenda, più di altre, impone una riflessione collettiva su quanto sia fragile il confine tra legalità e complicità silenziosa. E su quanto sia fondamentale – oggi più che mai – proteggere le istituzioni da ogni tentativo di contaminazione.

La giustizia ha fatto il suo corso. Ma ciò che resta è un monito: non abbassare mai la guardia, proteggere il valore della legalità e sostenere, senza riserve, le forze dell’ordine che – spesso in silenzio e a rischio della propria incolumità – combattono ogni giorno sul fronte della criminalità.

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