Carapelle(FG):Auto in fiamme sdegno e rabbia per l’incendio dell’auto del presidente Avis

Un nuovo, inquietante episodio scuote la comunità di Carapelle: nella notte del 3 giugno, l’autovettura di Massimo Samele — presidente dell’Avis locale e padre del centravanti dell’Alcione in Serie C — è stata avvolta e distrutta dalle fiamme. Un gesto che ha immediatamente scatenato indignazione e amarezza tra i cittadini, e che ha riportato alla ribalta il problema, ormai cronico, degli atti vandalici in paese.

Samele ha affidato il suo sfogo a un post pubblico, accompagnato da una foto del veicolo incenerito:
“Il giocatore ha reagito in maniera passionale definendo i responsabili dei Bastardi è la definizione migliore”.

Non si è fatta attendere la reazione del figlio, profondamente colpito dal gesto e dalla sua evidente portata simbolica:
“Veniteci ancora a dire di amare il nostro paese o dateci un mezzo motivo per credere ancora che ci sia del bene in questo paese. Si fa a gara a chi è più spavaldo o mafioncello, si fa la gara a chi brucia o ruba più auto, siamo la barzelletta d’Italia e poi ci lamentiamo se ci deridono”.

Parole dure, che danno voce alla frustrazione crescente tra i cittadini di Carapelle, sempre più sfiduciati e arrabbiati.

Un paese stanco e impaurito
Lo sconcerto è palpabile. In molti parlano di un clima ormai insostenibile, dove l’illegalità sembra diffondersi senza freni. “Il nostro è diventato un posto invivibile”, ha commentato un cittadino, facendo eco a un sentimento ormai condiviso da buona parte della popolazione.

L’episodio è solo l’ultimo di una lunga serie. A Carapelle — piccolo centro del foggiano — si è ormai perso il conto delle auto incendiate. Una spirale di microcriminalità che mina il senso di sicurezza quotidiana e che alimenta un crescente clima di rassegnazione e paura.

Un attacco simbolico
Il fatto che la vittima dell’ultimo rogo sia una figura nota e rispettata per il suo impegno nel volontariato, nonché padre di un atleta professionista, rende l’accaduto ancora più grave. È un segnale che preoccupa: a essere colpiti non sono più solo cittadini comuni, ma anche chi rappresenta l’impegno civico, sociale e sportivo.

Quale futuro per Carapelle?
La domanda, ora, è una sola: cosa succederà adesso?
La tensione in Capitanata è alta e l’episodio riaccende l’urgenza di risposte concrete. Servono azioni efficaci da parte delle istituzioni, ma anche un cambiamento culturale profondo, che possa restituire fiducia, sicurezza e soprattutto speranza a una comunità che non vuole rassegnarsi all’illegalità.

Nel frattempo, Carapelle piange un altro gesto vile, mentre il silenzio rischia di diventare complice.

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