Bari:La festa armata adolescenti con la pistola come simbolo di appartenenza

A Bari si vive ormai dentro una realtà capovolta, dove la criminalità sembra aver assunto i contorni di una cultura dominante. Non si tratta più solo di devianza: oggi, per molti adolescenti, far parte di un clan, girare con una pistola nel borsello e ostentare potere nei luoghi della movida è diventata una prassi, quasi una regola. Non portare un’arma, non avere legami con un gruppo malavitoso, equivale a essere tagliati fuori. Esclusi. Invisibili.

Durante le sere della festa di San Nicola, patrono della città, il lungomare Imperatore Augusto si trasforma. Non solo luci e giostre, non solo bancarelle e musica. Tra la folla si aggirano i “carusi” della nuova mala barese, ragazzini che hanno appena superato la pubertà ma già si atteggiano a piccoli boss. Ragazzi cresciuti nel mito della pistola, allevati in famiglie che da generazioni orbitano attorno alla camorra locale.

Uno di loro, 17 anni, è stato fermato mercoledì sera dagli agenti della Squadra Mobile, i «falchi», mentre si aggirava al luna park con un’arma carica nel borsello. Una pistola turca, semiautomatica, capace di sparare a raffica. Un’arma vera, pronta all’uso, infilata in una borsa Gucci da 500 euro, simbolo dello stile “cafonal” con cui il giovane voleva impressionare amici e amiche. Il ragazzo fa parte della “paranza” del San Paolo e ha vincoli di sangue con il clan Strisciuglio di Carbonara.

L’operazione di polizia non è stata casuale: gli agenti seguivano da tempo le tracce di traffici illeciti legati al mercato nero delle armi. Quando lo hanno bloccato, il 17enne ha provato a fuggire, spintonando gli agenti, mentre gli amici cercavano di proteggerlo. Ma non c’è riuscito. È stato arrestato davanti agli occhi increduli dei passanti e portato in Questura, poi trasferito al centro di detenzione minorile “Fornelli”.

Secondo gli investigatori, non è certo che il ragazzo intendesse usare l’arma. Probabilmente, era lì solo per metterla in mostra. Ma resta il dato: la pistola, per questi giovani, è un trofeo. È il lasciapassare per il rispetto, per l’inclusione, per il potere. Non portarla equivale a non contare nulla.

E non è un caso isolato. I precedenti parlano chiaro. Nel 2016, due cugini della famiglia Capriati, uno di 18 anni e l’altro di 16, furono fermati anche loro al luna park durante la festa di San Nicola: entrambi armati, entrambi figli di una stirpe criminale che affonda le radici nella storia della camorra barese. Tre anni dopo, toccò a un ventenne incensurato del quartiere Madonnella, arrestato per spaccio, anche lui con un’arma addosso.

Il fenomeno è dilagante e preoccupante. Si cresce nel culto dell’illegalità, con la pistola come protesi dell’identità, strumento di riconoscimento e affermazione. Bari vive una pericolosa normalizzazione del crimine: non è solo questione di sicurezza pubblica, ma di educazione, di cultura, di futuro. Una società che accetta o tollera questo come parte del “folklore” delle feste patronali, è una società che ha smarrito la bussola.

Resta la domanda: quanto tempo resta per invertire questa rotta, prima che un’intera generazione venga definitivamente persa

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