IL TESORETTO DI DRAGHI PER IL GOVERNO CHE VERRÀ SULLA PELLE DELLE IMPRESE E DEI CITTADINI ITALIANI


Recentemente YouFoggia.com ha segnalato che il gruppo ENI avesse realizzato, grazie agli aumenti del gas dovuti soltanto alla speculazione e non alla guerra in Ucraina, plusvalenze per 600 miliardi di euro nel solo primo semestre 2022. Abbiamo segnalato che le plusvalenze così rilevanti pari a tre volte l’Intero PNRR sono dovute ai prezzi vantaggiosissimi e fissi di acquisto del gas da Gazprom, con contratti decennali, e al prezzo di rivendita del gas sul mercato di Amsterdam, quasi 15 volte quello di acquisto.
Tra le primi a scegliere il profumo dei tulipani è stata ENI, società fondata dallo Stato italiano nel 1953 e di fatto controllata ad oggi da MEF e Cassa Depositi e Prestiti. Nonostante un’azienda pubblica il Gruppo multinazionale ENI è, infatti, presente ad Amsterdam dal 1994 con la Eni International B.V. ed è attiva nei settori di petrolio, gas naturali ed energie rinnovabili.
È vero che, avendo la sede legale ad Amsterdam, l’ENI le tasse le paga in Olanda con risparmi fiscali enormi visto che il paese dei tulipani, oltre ad averci scippato la sede dell’EMA a danno di Milano con la complicità della Commissione europea, è un grande paradiso fiscale.
Ma per lo Stato italiano ci sono gli utili, che vengono redistribuiti con l’approvazione dei bilanci annuali, che vengono approvati entro aprile-giugno dell’anno successivo.
Quindi, se l’ENI ha avuto plusvalenze nel primo semestre 2022 per 600 miliardi rispetto all’ordinanza attività, continuando la guerra in Ucraina e gli introiti sulla vendita del gas potrebbe arrivare a plusvalenze di 1000-1200 miliardi per l’intero 2022.
Allora la guerra in Ucraina conviene all’Italia, direte voi, perché nel 2023 lo Stato incasserebbe centinaia di miliardi di euro di utili distribuiti dalla grande partecipata pubblica?
Non è proprio così semplice e non è neanche scontato.
Le plusvalenze potrebbero essere inserite nel circuito delle imprese del gruppo Eni o anche quelle del Gruppo Leonardo, come Finmeccanica, ad esempio per l’acquisto di armi da mandare all’Ucraina, e alla fine gli utili sarebbero molto più ridotti, nell’ambito delle strategie aziendali. Ricordiamo che se lo Stato partecipa al capitale ENI, non determina le strategie del gruppo, il cui management ha la sua autonomia piena.
Però lo Stato potrebbe chiedere un’anticipazione degli utili, per compensare famiglie e imprese dei costi dell’inflazione e degli extraprofitti delle aziende energetiche, tra cui l’ENI.
In fondo non ci sarebbe nulla di male, così rientrerebbero nelle casse degli italiani, attraverso la lo Stato, quello che le famiglie e le imprese italiane hanno perso a causa della guerra e degli aumenti energetici degli speculatori come ENI.
Ma ci vuole la volontà politica, e come si fa quando Conte e Meloni hanno fatto cadere Draghi, che poteva farsi restituire da ENI il tesorone speculativo degli extraprofitti prima che sparisse nei meandri delle partecipate di gruppo?
Il Dl aiuti, fondato sugli extraprofitti di tutte le aziende energetiche, è stato impugnato dalle stesse imprese perché anticostituzionale e pare comunque che sia privo di coperture finanziarie effettive.
E allora perché non mungere la vacca statale dell’Eni ingravidata dalle auto speculazioni sul gas e dalle speculazioni olandesi e atlantiche sulla guerra in Ucraina, in danno soprattutto delle imprese e delle famiglie italiane?
Perché certe decisioni si prendono solo collegialmente con il governo, non le può prendere Draghi da solo o il suo sostituto Garofoli, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.
Ecco allora l’invenzione di Draghi-Garofoli per il post elezioni, per lasciare i due timonieri al comando del vascello italiano.
Con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 1 agosto 2022 n.133, firmato da Garofoli al posto di Draghi, avallato dalla Cartabia e registrato il 6 settembre dalla Corte dei conti, si ritorna al modello dei Dpcm della pandemia del governo Conte.
Tutte le funzioni dei poteri speciali sulle imprese che operano nei settori strategici delle energie, della sicurezza, della difesa, dei trasporti vengono accentrate alla Presidenza del Consiglio dei ministri e al segretario generale. Che potrebbe essere lo stesso Garofoli anche con un governo a guida Meloni. Il prezzo della continuità per dimostrare serietà ad un Europa che non ha dimostrato molta serietà sulle speculazioni energetiche e sulle speculazioni della guerra.
C’è un solo problema, non piccolo.
Il Dpcm è stato pubblicato soltanto il 9 settembre e entrerà in vigore il 24 settembre, il giorno prima delle elezioni. È un regolamento adottato ai sensi dell’art.2, comma 9, del Dl n.21/2012, il
Decreto legge che Monti fece per impedire con la golden share la scalata delle imprese strategiche italiane.
Ma è un regolamento che prevede una procedura collegiale, con le commissioni parlamentari e i Ministri competenti. Una procedura che Garofoli non ha rispettato.
Per cui, nel rispetto degli italiani che soffrono per le speculazioni di Eni e quindi dello Stato, auspichiamo che il nuovo governo ci liberi di questi migliori che hanno dimostrato di essere i peggiori tecnici per i cittadini e i migliori tecnici di se stessi.
E forse toglieremo anche gas e stimoli agli speculatori della morte altrui e della guerra per commissione e commistione di affari.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: