Pomodoro, niente accordo sul prezzo. Cia Capitanata: “Settore rischia il crack”

Lo studio: coltivare e raccogliere un ettaro di pomodori, ai produttori costa 14.665 euro

L’industria offre 120 e 130 euro a tonnellata per tondo e lungo, Angelo Miano: “Produrremmo in perdita”

Rispetto al 2021, sarà piantato il 25% in meno di pomodoro in provincia di Foggia

FOGGIA – Non c’è ancora nessun accordo tra parte industriale e parte agricola sul prezzo del pomodoro da industria: la prima, per il momento, offre 120 euro alla tonnellata per il tondo e 130 per il lungo; i produttori agricoli, invece, nel tritacarne dei folli rincari subiti dai costi di produzione, chiedono 130 per il tondo e 140-145 per il lungo. “Non ci siamo”, ha dichiarato Angelo Miano, presidente di CIA Agricoltori Italiani Capitanata. “Alle condizioni che gli industriali vorrebbero imporre, i produttori non coprirebbero nemmeno i costi di produzione”.

I COSTI: 14.665 EURO PER ETTARO. L’organizzazione sindacale degli agricoltori, per dimostrare che il valore riconosciuto ai produttori non è remunerativo né equo, ha elaborato un dettagliato e approfondito studio secondo il quale, per la coltivazione e la raccolta del pomodoro da industria, un’azienda agricola deve sostenere un costo pari a 14.665 euro per ogni ettaro coltivato. Sono state prese singolarmente tutte le voci di spesa: dall’aratura, con i suoi ripassi, alla fresatura, assolcatura, montaggio impianto e così via. Solo per la raccolta meccanica, occorrono circa 1800 euro a ettaro, mentre le piantine incidono per 1400 euro. La voce più costosa riguarda i fitofarmaci, il cui acquisto e utilizzo costa 2.500 euro, per non parlare di concimi e geodisinfettanti che incidono per 2.300 euro. Il costo dell’acqua (1000 euro) e quello dell’assicurazione multirischio (altri 1000), sommati a tutte le altre operazioni e a ogni altro tipo di materiale, portano il conto a 14.665 euro. “Questo vuol dire che in Capitanata, dove in media si raccolgono circa 86 tonnellate di pomodoro per ettaro, i produttori non riuscirebbero nemmeno a coprire i costi di produzione ai prezzi che la parte industriale vuole accordarci”, ha spiegato Miano.

25% IN MENO DI PIANTUMAZIONI. Proprio per questo motivo, molte aziende agricole della provincia di Foggia hanno già desistito dal piantare pomodoro: le prime stime, infatti, indicano che le piantumazioni sono diminuite almeno del 25%. “CIA Puglia è stata la prima, a inizio anno, a denunciare il rischio al quale si sarebbe andati incontro qualora, com’è accaduto, la parte industriale non fosse andata incontro alle legittime aspettative delle aziende agricole per concordare un prezzo decente, sufficientemente remunerativo per i produttori. Il rischio, per essere chiari, è che anche questa produzione, nella quale la Puglia è leader nazionale, vada persa, con la riduzione progressiva e sistematica dei produttori disposti a rischiare di andare in perdita. Si perderebbero milioni di giornate lavorative, reddito per imprese e lavoratori, una quota rilevante dell’eccellenza agricola e del sistema agroalimentare pugliese e di tutto il Mezzogiorno”.

IL TEMPO STRINGE. Per raggiungere un accordo equo e accettabile sul prezzo del pomodoro da industria restano poche settimane. Molti produttori hanno già rinunciato, come detto, altri sono in attesa di valutare se e quando piantare, posto che la finestra temporale per procedere alle piantumazioni sarà ancora aperta a maggio e, in extremis, anche per una parte di giugno.

In tutta la Puglia, con la provincia di Foggia a farla da padrona, lo scorso anno furono coltivati a pomodoro 17.170 ettari, per una produzione totale raccolta pari a 14.782.950 quintali. Da sola, la nostra regione rappresenta oltre il 50% della superficie coltivata a pomodoro in tutto il Sud e circa il 70% del raccolto di tutto il Mezzogiorno. In provincia di Foggia, zona di massima produzione in Italia, la situazione è diversificata rispetto alle rese: si va dagli 800 ai 1200 quintali raccolti per ogni ettaro. “I pomodori pugliesi hanno specificità qualitative che li rendono unici per proprietà nutritive e richiesta sul mercato, di qui la necessità di garantire agli agricoltori una redditività all’altezza del loro impegno e del loro prodotto”.

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