Il sistema intreccio di Capristo, Amara e Laghi tra affari e favori.Le ultime battute sull’inchiesta

In questi giorni la Procura della Repubblica di Potenza ha notificato l’avviso di conclusione dell’indagini. Momentaneamente escluso l’ex commissario straordinario,per lui non sono ancora scaduti i termini. Pero’ per l’accusa,i sostituti procuratori, è un “soggetto attivo della corruzione”

Che ci sia stato una particolare attenzione alle richieste che il colosso dell’acciaio,questo è scontato. Normale, che tutto era in cambio di un interessamento in cambio di attenzioni sia alla propria cariera o favori da fare in cambio di attenzioni particolari o per persone vicine.

Il procuratore Curcio ha  chiuso una parte dell’inchiesta che ha portato all’arresto l’ avvocato di Eni e Ilva Piero Amara,l’ex commissario straordinario , Enrico Laghi, e l’obbligo di dimora per Carlo Maria Capristo, ex procuratore di Trani e Taranto. 

In tutto sono 12/14 gli indagati,la procura lucana, guidata da Francesco Curcio ha  notificando gli avvisi di conclusione delle indagini. Tra i nomi illustri, oltre quelli, di Capristo e Amara, compaiono quelli di Nicola Nicoletti, consulente Ilva, di Filippo Paradiso, poliziotto in servizio negli uffici ministeriali, e quelli di altri magistrati già coinvolto nelle inchieste sul ‘sistema Trani’ come Michele Nardi e Antonio Savasta, entrambi condannati in primo grado nei procedimenti penali dinanzi al tribunale di Lecce.

Tra gli indagati, al momento, non compare il nome di Enrico Laghi, arrestato a fine  settembre scorso e rimesso in libertà  dal Tribunale del Riesame di Potenza, l’ex commissario Ilva, infatti, perché  iscritto in un secondo momento nel registro degli indagati rispetto alle atre persone coinvolte nell’inchiesta e quindi per lui non sono ancora scaduti i termini. Cosa molto importante che ha fatto alzare le antenne di alcuni soggetti interessati a questa indagine,nessuna richiesta di archiviazione,questo fa capire il livello di attenzione che esiste in questa indagine, insomma, dato che il nome di Laghi compare in alcuni capi d’accusa e per i pubblici ministeri Curcio, Anna Piccininni e Giuseppe Borriello,lo descrivono, “un soggetto attivo della corruzione in atti giudiziari”. Nell’ordinanza che lo portò ai domiciliari, Laghi era indicato come “il regista occulto e spregiudicato” che aveva lavorato per tenere al riparo l’ex Ilva dalle azioni che avrebbero potuto danneggiare la sua vendita ai privati, obiettivo principale dell’allora Governo guidato da Matteo Renzi. Secondo l’accusa, Laghi aveva utilizzato magistrati, avvocati e consulenti. Grazie al legame stabilito con Capristo, infatti, per l’accusa Laghi ha ottenuto corsie preferenziali in una serie di procedimenti che vedevano coinvolta la fabbrica. Come ad esempio nel maxi processo “Ambiente svenduto”, in cui grazie a servigi di Amara raggiunse con la procura l’accordo per il patteggiamento poi rigettato dalla Corte d’Assise.

Ricordiamo che l’incidente mortale che portò al sequestro di Afo2 in cui Capristo fece pressioni sui suoi sostituti per concedere al dissequestro dell’impianto. E ancora nel procedimento penale per la morte di un altro operaio nel quale, su indicazione di Amara, la procura nominò un consulente gradito a Ilva in As e concesse in poco più di 24 ore il dissequestro del nastro trasportatore in cui aveva trovato la morte Giacomo Campo. Una “svendita stabile delle funzioni giudiziarie” da parte di Capristoche per la procura potentina era il favore da restituire per l’interessamento di Amara alla sua nomina come capo degli inquirenti tarantini.Come contropartita, Capristo per l’accusa ha ottenuto anche la nomina del “suo inseparabile sodale” Giacomo Ragno, anche lui condannato nel processo al Sistema Trani, come difensore di dirigenti dell’ex Ilva finito sotto processo

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