Le aziende partecipate sono un colabrodo, in perdita il 23% delle società a controllo pubblico
Viene evidenziato nella relazione della sezione delle Autonomie della Corte dei Conti approvata ieri su “Gli organismi partecipati dagli enti territoriali e sanitari”, un resoconto che analizza, attraverso i dati disponibili aggiornati al 2018,la divulgazione , la rilevanza economica e la tendenza di raffinare il fenomeno delle partecipazioni pubbliche.
I magistrati contabili illustrano nella relazione , è quello di esaminare l’impatto delle esternalizzazioni sui bilanci degli enti partecipanti, verificando, inoltre, in quale misura gli stessi enti si siano attenuti all’obbligo di ricondurre il mantenimento delle partecipazioni nell’alveo dei principi di efficienza, di efficacia e di economicità dell’azione amministrativa”.
La Corte dei conti ha voluto effettuare un controllo individuando su 7.154 società partecipati sia direttamente che indirettamente dagli enti territoriali
(Le partecipate dagli Enti pubblici sono un buco sotto il profilo amministrativo ,producono solo perdite, non offrendo servizi all’altezza, con un bilancio negativo totale di 555 milioni
Il mondo sta cambiando si parla di modificare modi e costumi cambiare metodi di trasporto, tutto si cambia, tranne nelle società partecipate dagli Enti pubblici che hanno dei bilanci in perdita, producono solo buchi che creano sofferenza per gli Enti Pubblici Comuni,Regioni. Questo sta continuando a produrre dei bilanci che portano pagamento di notevoli interessi, non offrendo servizi di livello. Il Nord ha il “fenomeno” piu’ ampio,appare più sviluppato, anche se si vede in un quadro generale,in questo settore l’Italia appare davvero uguale.
Tutto cio’ comuni, Province e Regioni) e ha rilevato complessivamente 101.478 partecipazioni, di cui 23.154 dirette e 78.324 indirette, per la maggior parte riferite ai Comuni (quasi il 97%) e localizzate prevalentemente al Nord Italia (75%). Dei 7.154 organismi, la magistratura contabile ne ha esaminati 4.880, cioè quelli di cui sono disponibili i dati di bilancio del 2018, con un focus specifico sulle società a totale e diretto controllo pubblico, cioè 2.656.
Differenziamo i numeri per Regioni.
Alcune Regioni e Province stanno cercando di mettersi in regola , mentre i Comuni sono le pecore nere che stanno ancora molto indietro nell’opera di regolarizzazione e razionalizzazione ma soprattutto non hanno peronale all’altezza di dover effettuare un controllo oculato sia dei servizi che dei costi“dismissione” delle partecipazioni. “I Comuni, continua la relazione hanno scelto di mantenere le partecipazioni nell’87,38% dei casi, a fronte di un valore del 59,48% e del 67,52%, rispettivamente, delle Regioni/Province autonome e delle Province/Città metropolitane”.
Delle 4.880 società esaminate dalla Corte dei Conti, 739 si trovano in Lombardia, 422 in Toscana, 395 in Emilia Romagna, 368 in Veneto, 339 in Piemonte, 208 nella piccola Provincia autonoma di Bolzano, che supera persino la Puglia (201).
Al Sud il maggior numero di partecipate si concentra in Campania, dove comunque sono “soltanto” 280, segue la Sicilia (244), poi Puglia e Calabria (119). Il divario è palese.
I Risultati amministrativi e Economici
Nella relazione si evidenzia che la Corte dei Conti ha poi analizzato i bilanci, ha adunato in una verifica solo sulle 2.656 società a totale e diretto controllo pubblico. Il tutto esaminando soltanto il 2018, si è evidenziate perdite circa del 23% delle 2.656 società a controllo pubblico, con un risultato d’esercizio negativo che si attesta sul valore di 555 milioni di euro di cui 115 milioni di perdite registrate dalle partecipate della Lombardia, un quinto del totale.
Ma quello che fa preoccupare i debiti accumulati dalle società nel corso degli anni i numeri fanno rabbrividire, nel complesso ammontano a 42,8 miliardi contro un totale crediti di 24,2 miliardi circa differenza 18.6.
“La maggior parte di tali debiti (il 57%) è stata contratta dalle partecipate dell’area settentrionale (rispettivamente il 34% nel Nord-Ovest e il 23% nel Nord-Est), rileva la Corte dei Conti ,con una forte concentrazione in Lombardia (8,29 miliardi), Veneto e Piemonte (rispettivamente 4,08 e 3,77 miliardi). Tra le Regioni del Centro, spiccano le società del Lazio (4,07 miliardi) e della Toscana (3,5 miliardi); nel Meridione, i valori più elevati si registrano in Campania e Sicilia (3,13 e 1,98 miliardi)”. La situazione è ancora più drammatica se si considerano solamente le società controllate ma non a controllo pubblico, su 1.282 ben 457 sono in perdita, il 35%.
La somma delle società in perdita
Se leggiamo attentamente evince che il numero di partecipate in “rosso”, in totale sono 601 su 2.656 e l’incidenza è maggiore al Sud questa volta. In Molise, ad esempio, 8 su 15 hanno un bilancio in “rosso”, in Basilicata 7 su 16, in Calabria 17 su 46, in Campania 41 su 128, in Sicilia 38 su 120.
Il tutto viene rilevato anche al nord dove c’è la situazione un po’ particolare più rosea, in Piemonte 43 su 206 sono in perdita, in Veneto 46 su 222, in Toscana 49 su 246, in Emilia Romagna 43 su 258, in Lombardia 92 su 472. Calabria spicca in cima alla classifica relativa, 17 su 46 sono in perdita, il 36%. Segue la Campania (41 su 128, il 32%).
Giudizio di dismissioni che si dovrebbero effettuare
I controlli, i continui riscontri dei magistrati contabili,rileva che delle 4.656 società controllate1.197, il 25,7%, presentano una criticità prevista per legge che dovrebbe portare alla loro liquidazione, ad esempio, società prive di dipendenti o che hanno un numero di amministratori superiore a quello dei dipendenti,società che, nel triennio precedente, hanno conseguito un fatturato medio non superiore a 500.00 euro, società diverse da quelle costituite per la gestione di un servizio d’interesse generale che abbiano prodotto un risultato negativo per quattro dei cinque esercizi precedenti. I dipendenti delle società interessate sono complessivamente 5.578, a livello territoriale, la percentuale più elevata si registra in Valle d’Aosta (42,42%), seguono Abruzzo (40,11%), Basilicata (39,58%), Friuli-Venezia Giulia (36,13%).
La magistratura contabile esprime un giudizio.
“Il quadro generale, la Corte dei Conti la definisce variegato, si registrano alcuni progressi rispetto alla precedente rilevazione, ma il cammino verso il pieno adeguamento ai canoni imposti dalla normativa di settore appare ancora lungo da percorrere. Nei servizi pubblici locali meno di 1/5 delle società controllate è in perdita (16,36%), mentre nei servizi strumentali quasi 1/3 (27,73%) presenta un risultato di esercizio negativo. Come rilevato in passato, gli enti tendono a “conservare” le partecipazioni detenute, senza alcun intervento di razionalizzazione, con percentuali superiori all’80%”.
Nell’area dei servizi pubblici locali “si registra la maggiore concentrazione degli affidamenti in termini sia di numerosità delle procedure sia di impegni di spesa. Tuttavia, la forma di affidamento prevalente dei servizi pubblici locali resta quella diretta”. Mentre per gli enti sanitari, “sono stati individuati 149 organismi partecipati in via diretta e indiretta e sono state rilevate, per le società partecipate, 267 partecipazioni, di cui 238 dirette e 29 indirette. Nell’esercizio esaminato, registrano perdite 19 società su 90 (21,11%), con un risultato d’esercizio negativo pari a circa 3,9 milioni di euro”.