CHI COMMISSARIA I COMMISSARI? STORIE DI ORDINARIA FOLLIA NELL’ITALIA DELL’EMERGENZA SANITARIA ,POLITICA E NORMATIVA

In questi giorni di infuocato agosto ci siamo occupati di tante situazioni, non solo locali. Convinti che quello che avviene a livello nazionale abbia una ricaduta immediata sui territori, nella società dei social e della pandemia.
Abbiamo assistito al commissariamento del Comune di Foggia per infiltrazione mafiosa sulla base dei sospetti del precedente Prefetto, che aveva già commissariato i comuni più importanti della provincia, Manfredonia e Cerignola, per gli motivi e per gli stessi sospetti.
Non il comune di San Severo, e questo ci rincuora perché la mafia non ha toccato la principale città dell’alto tavoliere, che ancora risente dei benefici dell’azione del nostro governatore, quando era stato individuato come il miglior candidato possibile a fare l’Assessore comunale alla legalità, prima della candidatura a presidente della Regione.
Si è vero, c’è qualche morto ultimamente della città dell’alto tavoliere, ma nulla che faccia sospettare di presenza di malavita organizzata che sia in grado di condizionare la vita amministrativa comunale. Solo prove tecniche di aprire una succursale del tiro a segno nazionale, ubicato attualmente nella commissariata Foggia e quindi commissariato anch’esso.
Ma come funziona il commissariamento di una città grande come Foggia per contagio mafioso?
Per 18 mesi?
Un anno e mezzo bastano? No, possono essere prorogato fino a 24 mesi, dipende dall’intensità del contagio politico-mafioso.
Per esempio, se arrestano i principali dirigenti o qualche importante funzionario invischiati con l’attività criminosa corruttiva o concussiva, allora ci vuole almeno un altro semestro di proroga commissariale.
Per fare cosa? Bisogna fare i concorsi per sostituire dirigenti o funzionari contigui alla mafia. I concorsi sono lunghi da fare, soprattutto se devi individuare persone per l’alta amministrazione comunale. Sperando che gli arrestati non vengano assolti e riprendano il loro posto.
Ma se dirigenti e funzionari non sono stati arrestati per complicità mafiosa prima del commissariamento?
Bastano 18 mesi, magari utilizzando lo stesso personale che ha preparato e firmato le determine incriminate o sospette, come legge di contrappasso applicata dai commissari sui dirigenti e funzionari lestofanti per decreto ma innocenti per legge. Fino a prova contraria. Lavori per aiutarmi a rimediare ai danni che hai causato alla collettività. Ma se i vizi delle delibere o delle determine non sono stati accertati dell’autorità giudiziaria, come funziona? Basta il sospetto. Non ci vogliono le prove. Non servono. Poi la mafia scompare dal comune. Come il Covid-19. Anche lì 18 mesi estensibili a 24.
La pandemia è come la mafia, appare e scompare senza sapere come. E dura poco. 18 mesi. Anzi, il Covid era previsto che durasse solo 6 mesi fino al 31 luglio 2020. Senza morti e feriti. Infatti all’inizio lo sapevano solo Conte e Di Maio, il Ministro segretario della delibera del cdm che ha dichiarato il 31 gennaio 2020 lo stato di emergenza per espropriare il Ministro della salute Speranza della propria competenza in materia sanitaria. La colpa del Ministro della salute era evidente: aveva osato mettere in discussione gli accordi della via della seta, la visione strategica del nuovo corso dei rapporti tra Italia e Cina che avrebbe trasformato il commercio mondiale.
Che visione politica! E quell’incapace di Speranza che aveva gridato al lupo al lupo e aveva bloccato i voli con la Cina. Forse pensava che veramente ci fosse stata la fuga del virus dal laboratorio di Wuhan. Cattivone. Come si fa a non credere ai cinesi. Meno male che Mattarella subito si è scusato con i cinesi per l’incauto comportamento di Speranza e aveva evitato lo scontro diplomatico. Il disimpegno dei cinesi dagli affari italiani, anche calcistici. Cosa ne sarebbe stato dello scudetto dell’Inter nella stagione pandemica 2020/2021 senza pubblico? Meglio promettere ai cinesi, con le nostre scuse, un aiuto in mascherine e dispositivi medicali che non avevamo per i nostri ospedali, con la lettera presidenziale del 1 febbraio 2020 pubblicata su Repubblica. Meglio commissariare Speranza. Con il commissario Borrelli della Protezione civile, che non si è mai occupata di salute. Poi sostituito, anzi integrato, a fine marzo 2020 dal supercommissario Arcuri, quello che ha restituito il favore alla Cina delle mascherine che abbiamo mandato gratis per la pietas presidenziale a tutela della via della seta. Pagandole a peso d’oro alla Cina, ma senza responsabilità civile, penale, amministrativa, contabile. Così gli ha scritto nella legge il premier Conte. Poi commissariato (cacciato) da Draghi. Prima Conte, poi Arcuri, quest’ultimo rientrato dalla porta con altro incarico meno immune ma pure prestigioso.
Ma i commissari del comune di Foggia, nominati dal Ministero dell’interno che prima con Conte non aveva commissariato e poi con Draghi stesso Ministro ha commissariato, possono essere commissariati o meglio sostituiti? Sulla carta si, ma perché? Sono commissari per eliminare l’infiltrazione mafiosa, il potere è ampio e indeterminato come il compito da espletare e il nemico da combattere: la presenza della
Mafia nella pubblica amministrazione e nella comunità cittadina, che tale mafia ha coltivato, si presume.
Come già nella precedente riflessione, continuiamo a non capire.
Come si fa a commissariare il comune di Foggia per infiltrazione mafiosa in piena pandemia, sulla base dei sospetti dell’ex Prefetto Grassi, che prima sono stati rimandati al mittente a marzo 2019 e a novembre 2019 con il governo Conte e poi sono stati accolti dal governo Draghi con lo stesso Ministro dell’interno che li aveva rigettato prima?
Bastano i comportamenti diciamo ‘psichicamente incestuosi’ di un consigliere comunale a capodanno per giustificare un atto così grave?
Certo ci sono le indagini della procura di Foggia in corso. Ma sono in corso. E il consiglio comunale si è dimesso per questo. Bisognava andare a nuove elezioni, a cui nessuno dei precedenti ‘responsabili’ del commissariamento di accesso agli atti avrebbe potuto partecipare. Nessuno li avrebbe mai votati, per il danno di immagine che comunque è stato fatto alla città. Ma i 18 mesi di commissariamento del consenso popolare e della legittimazione elettorale non li capiamo e sono un bel rompicapo. Sembrano quasi coprire altre situazioni, che erano di tutta evidenza e non sono mai state censurate. Come se ci fossero degli intoccabili, che possono fare tutto e che non pagano mai.
Sulla pandemia hanno sbagliato le istituzioni nazionali, anche il presidente della Repubblica, a fidarsi degli amici cinesi, che hanno determinato la diffusione dell’epidemia, non si sa bene se dolosamente o colpevolmente. Provate a chiedere oggi ad un italiano che non sia tifoso dell’Inter o del Milan cosa ne pensa del ruolo e delle responsabilità della Cina nella pandemia. Oggi è così, ieri no quando Zaia si lamentava delle prassi alimentari cinesi.
Ci sono stati quasi 180.000 morti fino ad oggi per Covid in Italia, che è stato il centro dei focolai in Europa. Potevano essere evitati in molta parte se le Istituzioni nazionali fossero state più attente o, meglio, più coerenti.
E oggi non si riconosce a Foggia e ai foggiani il diritto di scegliere i propri amministratori con libere elezioni, sulla base dei sospetti di Grassi? Mentre altre libere elezioni dello scorso anno su base territoriale più vasta possono essere state condizionate, per comportamenti immediatamente riscontrati e comunque documentati da pessime pratiche amministrative di mancanza di atti procedurali, da quello che viene definito voto di scambio o associazione politico-mafiosa finalizzata all’alterazione del consenso elettorale per fini personali soprattutto endosanitari?
Non vorremmo che il commissariamento di Foggia sia servito a coprire altre ben superiori evidenza criminali in campo amministrativo e di gestione del territorio.
E secondo noi commissariare i commissari del comune di Foggia non solo si può ma si deve.
E può avvenire solo sul piano di azioni giudiziarie popolari, che restituiscano alla comunità la dignità che ha perso.
È il consenso popolare che legittima le istituzioni democratiche e il loro corretto andamento, anche e soprattutto nelle situazioni di emergenza.
Non esistono i migliori e i competenti per acclamazione.
Anche Draghi e la Cartabia possono sbagliare e hanno già sbagliato, come sull’obbligo del green pass e delle riforme inattuate e/o inattuabili della giustizia, fatti in nome di un Europa che la pensa diversamente e non nel nome del popolo italiano.
Bisogna cambiare. Ma ripartendo dal basso e dalla legittimazione popolare. Altrimenti la mafia potrebbe avere un radicamento diverso da quello legato alla criminalità comune organizzata. Potrebbe essere nelle istituzioni. E non solo e non tanto nel comune di Foggia o nella città di Foggia

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