RIFIUTI ITALIANI IN TUNISIA: 12 FERMI TRA CUI IL MINISTRO DELL’AMBIENTE E UN EX CONSOLE A MILANO

26 Dicembre 2020

Oramai i mondo dei rifiuti da anni non ha confini,un’azienda italiana è stata coivolta in un commercio di rifiuti trasportati e smaltiti in Tunisia.Il quantitativo sarebbe di 120 tonnellate ospedalieri,denunciato da un programma televisivo “le quattro verità” in onda su emittende televisiva El-Hiwar Ettounsi.

Il quantitativo è stoccato si trova a Susa(Sousse) ci sarebbero ben 70 containers sigillati e altri 212 ben chiusi .Ci sarebbe un giro di mazzette,ci sono ancora indagini in corso.
Il ministero degli Affari locali e dell’Ambiente della Tunisia sta verificando con il supporto di nostri esperti la provenienza e la certificazione detta caratterizzazione degli stessi.
Lo stato Tunisino ha sottoscritto gli accordi di Basilea del 1989, ovvero la “Convenzione sul controllo dei movimenti transfrontalieri di rifiuti pericolosi e del loro smaltimento”, nonché la “Convenzione di Bamako sul divieto di importazione in Africa e nel controllo dei movimenti transfrontalieri e la gestione dei rifiuti pericolosi in Africa”, ma pur essendoci detti limiti e le buone intenzioni degli stati firmatari, centinaia di tonnellate di rifiuti ogni anno attraversano il Mediterraneo per approdare nel Nordafrica.
Pratica diffusa, tanto che il Basel Action Network ha riferito lo scorso anno di volumi di rifiuti pari a 350mila tonnellate annue, ed il Sole 24 Ore ha riportato di traffici illeciti di rifiuti italiani in Africa per un mercato criminale da 20 miliardi di euro, che va dalle gomme gettate in discariche a cielo aperto ai moduli fotovoltaici esausti rivenduti come nuovi a vari governi tra cui Mali, Senegal, Burkina Faso e Mauritania. ll tribunale di primo grado di Tunisi ha disposto il fermo del ministro dell’Ambiente Mustafa al-Aroui, esautorato da pochi giorni dal premier Hichem Mechichi, dell’ex ministro Shukri Belhassen, di diversi fra dirigenti e funzionari del ministero e dell’Agenzia per la gestione dei rifiuti, di alcuni imprenditori tra cui uno proprietario di un’agenzia investigativa privata, e di un ex console della Tunisia a Milano.
Il ministero degli Affari locali e dell’ambiente tunisino  annuncio’ lo scorso 4 novembre l’avvio di un indagine su un contratto concluso da una società tunisina per l’importazione di rifiuti dall’Italia, 
Lo scandalo è destinato ad allargarsi e ad avere ripercussioni in Italia, dove già sono in corso indagini,sulla produzione dei rifiuti sulle seguenti regioni Puglia,Calabria,Veneto,Liguria.

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